Sembra davvero non esserci pace per il Museo di Arte Contemporanea di Napoli (MADRE): la struttura è stata, infatti, chiusa a tempo indeterminato, visto lo sciopero proclamato dai dipendenti della Pierreci-Codess, società socia dello Scabec ente che ha in gestione tutti i servizi del museo. Lo sciopero dei lavoratori è stato proclamato dopo che mercoledì scorso la Pierreci-Codess aveva annunciato che il 20 settembre, in mancanza di “novità sulla programmazione delle attività all’interno del museo Madre”, sarebbero partite le procedure di licenziamento collettivo. I dipendenti riunitesi in assemblea hanno proclamato lo sciopero ad oltranza per denunciare “l’intollerabile situazione di incertezza e grave disagio sociale ed economico di tanti che hanno operato con impegno e professionalità all’interno del museo”.
La protesta dei lavoratori ha porrtato alla chiusura del MADRE ma ha incassato l’appoggio da parte del direttore del museo, Eduardo Cicelyn, che parla di “comportamento ondivago e incerto da parte di Scabec” che appena la settimana scorsa aveva garantito l’erogazione dei normali servizi presso il museo fino al 26 settembre (data in cui dovrebbe insediarsi il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Donnaregina che ha in gestione il MADRE): “La società è al corrente di uno stanziamento della Regione di due milioni di euro per il museo. Questo attacco improvviso ai lavoratori e la loro legittima azione di protesta porteranno alla chiusura totale della struttura al suo pubblico e alla città”.
Quello di oggi è solo l’ultimo atto di una vicenda che ha i contorni del paradosso e che mescola lotte politiche a mancanza di fondi e che, per il momento, ha avuto l’unico risultato di aver portato allo sfascio un luogo che si prefiggeva di essere la culla della cultura contemporanea nella nostra città. Appena un anno fa di questi tempi era in corso una polemica senza esclusione di colpi tra l’assessore regionale all’Istruzione e alla Promozione culturale, Caterina Miraglia e il direttore del Madre, Eduardo Cicelyn: uno scontro sulle spese sostenute dalla struttura (ritenute eccessiva dalla Regione), ma che secondo la direzione del museo nascondeva solo un interesse politico ad azzerare i vertici del MADRE (avviato da Bassolino).
Oggi a distanza di un anno dalla calda estate 2010, si è in attesa del varo del nuovo consiglio di amministrazione della fondazione che gestisce il museo, la cui situazione però continua a peggiorare e con la chiusura a tempo indeterminato sembra davvero aver toccato il fondo: giusto evitare gli sprechi, ma la cultura, di qualunque colore politico sia, non dovrebbe essere difesa?