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Test d’ingresso all’Università: una ressa senza precedenti

Anche quest’anno, come ogni settembre, è partita la corsa per accaparrarsi un posto all’università. Le domande per accedere ai test d’ingresso per le facoltà scientifiche dell’Ateneo Federico II e della Seconda Università di Napoli sono giunte a dismisura. Aspiranti medici, odontoiatri, farmacisti, fisioterapisti ed infermieri nei prossimi giorni affronteranno il toto-ingresso: cultura generale, logica, lingua italiana, biologia, chimica e matematica sono solo alcune delle materie sulle quali verteranno i test. Alla Federico II sono già pervenute 4.099 domande di partecipazione al concorso: i posti a disposizione, però, sono solo 397 per medicina e 30 per odontoiatria.

Nonostante il numero dei partecipanti che non riusciranno ad accedere al corso di laurea sembri impressionante, la situazione è altrettanto critica per quanto riguarda altri corsi di studio: per sperare di conseguire una laurea in scienze infermieristiche, in ostetricia o in tecnica della riabilitazione, ad esempio, sono già pervenute 5.140 domande contro i 778 posti a disposizione.

Si tratta di un bilancio davvero inquietante se si considera che non si sta parlando di un posto di lavoro: è in ballo il solo accesso all’università che, purtroppo, nella società contemporanea non costituisce alcuna garanzia di futura occupazione. Il criterio della selezione assomiglia più ad una lotteria che ad un valido strumento per testare l’effettiva preparazione dei candidati: le domande proposte, lungi dall’essere anche solo minimamente attinenti alle materie previste nell’ordinamento di quel particolare corso di laurea, subiscono, anno dopo anno, aspre critiche in merito alla rilevanza al fine di selezionare futuri professionisti. Sempre più spesso, inoltre, sono state riscontrati vizi di forma e situazioni “sospette” che, di sicuro, gettano ombre sulla trasparenza di questo genere di modalità selettive. Il futuro di un ragazzo si gioca in un’ora: o la va o la spacca.

C’è da chiedersi, a questo punto, se non esista un altro modo. Se il sistema universitario non possa selezionare altrimenti i professionisti di domani: con delle prove più approfondite o con un sistema “passerella” che indirizzi altrove gli studenti che si sono rivelati non idonei a quel particolare corso di studi, ad esempio, dopo la prima sessione di esami. Ciò che è certo è che questa università-lotteria non piace ai giovani e non serve, di certo, alla crescita della città.

Valeria Fiorenza Perris

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