Per il timoniere-vedetta Maurizio Santoro, 47 anni, genovese, e il 3° ufficiale di coperta del Jolly Grigio, Mirko Serinelli, 24 anni, di Brindisi, l’arresto, in flagranza di reato, è stato disposto già ieri sera, intorno alle 22:00 e poco dopo i due marittimi sono stati trasferiti nel carcere di Poggioreale con l’accusa di naufragio colposo e omicidio plurimo. Secondo i primi risultati dell’indagine affidata al procuratore aggiunto Giovanni Melillo e ai pm Giovanni Corona e Alessandro Cimmino, i due componenti del mercantile genovese sarebbero i responsabili dell’affondamento del piccolo peschereccio, travolto in pieno dalla grande portacontainer lasciata navigare, probabilmente, senza che nessuno fosse nella cabina di comando. “Ho visto che la prua della nave cargo ci ha colpito in pieno sulla murata di dritta ed ho fatto solo in tempo a buttarmi in mare; subito dopo ho visto che il peschereccio si è capovolto ed immediatamente inabissato”, ha dichiarato agli inquirenti l’unico superstite della tragedia, Vincenzo Birra, 33 anni, capobarca del peschereccio “Giovanni Padre”.
Dopo l’impatto la nave portacontainer – 143 metri in lunghezza, 32 in larghezza, per ventitremila tonnellate, contro i 19 metri di lunghezza, i 5 di larghezza e le appena 18 tonnellate del “Giovanni Padre”, ha proseguito tranquillamente sulla rotta verso Marsiglia, come se nulla fosse accaduto. Sono stati altri marinai a bordo di altri pescherecci che, dopo aver assistito impotenti all’investimento, hanno lanciato l’SOS e prestato i primi soccorsi. Sembra tuttavia che la tragedia non sia stata causata da un negligente allontanamento dai comandi di guida: sottoposti entrambi gli arrestati al controllo antidroga, il timoniere è risultato positivo alla cocaina.
Ormai ci si prepara al peggio per quanto riguarda gli altri due marinai del peschereccio. Sono ancora ufficialmente dispersi in mare Vincenzo e Alfonso Guida, padre e figlio, 43 e 21 anni, di Ercolano, ma le speranze di ritrovarli in vita si sono ridotte durante le ore trascorse: si cercano i loro corpi sul fondo del mare e si abbandona l’idea di riportare in superficie l’imbarcazione inabissatasi a 400 metri. Sarà invece un piccolo robot, inviato da Taranto, a perlustrare il relitto e a fornire le prove necessarie all’inchiesta: reperti del “Giovanni Padre” e le reti da pesca eventualmente strappate dal possibile “aggancio” da parte del Jolly, ipotesi che in un primo momento era stata ventilata ma che, anche prima del narcotest, risultava sempre meno credibile già dall’esito del lungo interrogatorio e dalle testimonianze rese. Il mercantile, nel frattempo, è stato posto sotto sequestro ed è al vaglio il suo voyage data recorder, la scatola nera che registra i dati di rotta e le conversazioni di bordo.
Immacolata Ramaglia, moglie e madre delle due vittime, chiede solo che le vengano riconsegnati i corpi dei suoi congiunti, mentre il sindaco di Ercolano, Vincenzo Strazzullo, ha annunciato che questa sera non sarà presente al «Festival delle Ville Vesuviane» in programma al Parco di Villa Favorita e che i festeggiamenti per l’Assunta potrebbero essere annullati nel rispetto del dolore della famiglia Guida.
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