Il partito di Berlusconi in Campania vede il nome di un altro pezzo grosso iscritto nel registro degli indagati per reati legati alla camorra: questa volta la scure si abbatte su Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, cui hanno condotto le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Michele Santonastaso, avvocato penalista casertano arrestato nel settembre 2010 e accusato di associazione camorristica. Nell’interrogatorio in cui “l’avvocato dei boss” chiama in causa Cesaro (il verbale è stato redatto il 25 marzo scorso e integralmente depositato), fa riferimento ad un affare immobiliare di 50 milioni di euro relativo ad appalti nel comune di Lusciano, in provincia di Caserta, cui il presidente sarebbe stato interessato e per assicurarsi il quale avrebbe pagato una tangente al clan dei Bidognetti, di Casal di Principe. Le notizie riferite da Santonastaso sarebbero a loro volta rivelazioni che gli avrebbe fatto Luigi Guida, boss della Sanità legato ai Casalesi e di cui lo stesso Santonastaso era difensore.
La notizia è riportata sull’edizione odierna de Il Mattino, in un articolo di Rosaria Capacchione, giornalista nel mirino della camorra per la denuncia contenuta nel suo “L’oro della Camorra”, la quale con Michele Santonastaso ha una certa “familiarità”: l’avvocato stipendiato dai Casalesi, durante il processo di appello Spartacus contro gli esponenti del clan, lesse una lunga lettera, a nome dei suoi assistiti Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, in cui avanzava un’istanza di ricusazione del collegio giudicante per legittimo sospetto, sostenendo che la Corte si facesse influenzare dalle opinioni dello scrittore Roberto Saviano, della giornalista Rosaria Capacchione e del magistrato Raffaele Cantone. Le 60 pagine dell’istanza risuonarono nell’aula bunker del carcere di Poggioreale come un proclama della camorra ed un avvertimento ai tre, che da allora vivono sotto protezione.