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Categories: CronacaNews

Marano si mobilita contro l’apertura del sito per la Fos

Continua a piovere sul bagnato… Ma con questo clima! E allora vada con “non c’è mai fine al peggio”: Marano, al confine con Chiaiano, quartiere con il quale condivide già i problemi della discarica, sembra essere stato segnalato dalla Provincia quale comune atto ad ospitare un sito per la Fos (frazione organica stabilizzata). In parole povere, è in arrivo altra munnezza. Ancora una cava – cava Liccardo – dismessa (esattamente come quella di Chiaiano e a ridosso della stessa) potrebbe essere allestita prossimamente per ricevere quella parte di rifiuti a componente organica risultata da un processo di essiccazione e biostabilizzazione dei rifiuti solidi urbani (ulteriore selezione dell’indifferenziata e trattamento).

Ma la cittadinanza non ci sta e si mobilita, compattandosi in un fronte del no che per l’occasione mette d’accordo tutti: sindaco, ex-sindaco, avversari politici che si sono sfidati alle ultime amministrative, schieramenti di destra e di sinistra, movimenti organizzati e semplici cittadini. Oggi pomeriggio, alle 18:30, prevista una prima assemblea popolare nell’aula consiliare per organizzare “la resistenza” e la difesa di un territorio già oltraggiato dal fetore che distintamente s’avverte quando si entra in città provenendo da Napoli; mercoledi prossimo, invece, un secondo appuntamento convoca tutti alle 19:00 presso la “Rotonda Titanic”, in via Poggiovallesana, dove ha sede il Presidio permanente antidiscarica di Chiaiano.

La grande preoccupazione nasce soprattutto dal timore dell’inefficacia  del processo di stabilizzazione effettuato negli STIR e dalla conseguente produzione di altro percolato che, come se ne è avuta già prova nella discarica di Chiaiano, è aggressivo, di natura non prevedibile e difficilmente gestibile (anche quando non ci mette mano la camorra) e rappresenta una vera e propria minaccia per un suolo permeabile come quello delle cave di tufo – cui è pressoché impossibile garantire un isolamento a lungo termine – e per la falda acquifera sottostante, con il costante rischio di infiltrazione nel sottosuolo e inquinamento della falda idrica.

Eliana Formisano

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