In una situazione economica difficile, come quella che l’Italia sta attraversando, i tagli alle spese pubbliche sono inevitabili quanto necessari. Gli spechi, i privilegi di casta devono essere banditi e tutti, ma proprio tutti, devono contribuire al risanamento dei conti. Del resto come potrebbe la classe politica chiedere ai cittadini di stringere la cinghia, di sacrificarsi, senza dare il buon esempio? Ma ci sono spese dalle quali non si può prescindere: da ieri i giudici che si occupano di combattere la criminalità organizzata dovranno lasciare l’ufficio entro le ore 18 o tornare con mezzi propri.
Questo perché il Ministero della Giustizia non ha i fondi necessari per pagare gli straordinari agli autisti delle auto blu e agli stessi pm che, quindi, sono posti di fronte ad una scelta: sospendere il proprio lavoro o rischiare la vita tornando a casa senza scorta. In entrambi i casi, oltre al singolo magistrato, chi ci perde è la collettività: nella prima ipotesi, la lotta alla camorra subirebbe un rallentamento considerevole, tenuto conto anche dei tempi della giustizia già incomprensibilmente dilatati; nel secondo caso, persone impegnate in prima linea, che scelgono di occuparsi di camorra nonostante i rischi per l’incolumità propria e dei propri cari, diverrebbero un vero e proprio bersaglio. Un giudice che da anni indaga sui casalesi, ha così commentato l’accaduto: «Dite a Peppe Setola e a Michele Zagaria che, se mi cercano, possono trovarmi alla stazione della Circumvesuviana dalle 7 di sera. Non molto sicura per noi, ma almeno qualcosa che ancora funziona». Il rischio c’è ed è evidente.
Il procuratore Lepore, interrogato sulla vicenda, ha dichiarato che al vaglio del ministro Tremonti c’è un provvedimento che dovrebbe accordare il pagamento degli straordinari, ma purtroppo non vi è stata ancora apposta alcuna firma. Lepore si è detto sconfortato: «Il problema riguarda anche me: ieri, per tornare a casa, ho dovuto farmi prestare un’auto dai carabinieri. Per una volta si può fare, ma non può essere questa la soluzione. Anche i carabinieri di auto ne hanno poche».