Grande successo per il primo Gay Pride organizzato dalla regione Campania: cinquemila persone scese in piazza. Il corteo, partito da piazza Plebiscito, ha sfilato per il lungomare portando con sé una ventata di allegria: carri, striscioni e drag queen non potevano non attirare l’attenzione dei passanti. In testa al corteo la madrina dell’evento, Vladimir Luxuria, ed il sindaco del capoluogo campano, Luigi De Magistris. Sulle note di YMCA, celebre successo dei Village People, i due si sono uniti alla folla danzante che ha dimostrato di gradire molto la performance del primo cittadino accogliendola con applausi fragorosi. Al sindaco sono stati donati anche dei fiori ed un ombrellino parasole verde che lo ha accompagnato per tutto il percorso. La folla si è poi diretta verso il consolato americano dove, tra gli applausi, i manifestanti hanno voluto testimoniare la propria approvazione per una notizia giunta solo poche ore prima: lo stato di New York ha, infatti, detto si ai matrimoni gay segnando una svolta incredibile in materia di diritti civili. A proposito il sindaco ha commentato: «Napoli e gli Stati Uniti sono vicini su tanti temi, quello che arriva da New York è un segnale importante. In campagna elettorale abbiamo più volte ragionato su un registro delle unioni civili». De Magistris ribadisce, con queste parole, il suo impegno al fianco di tutti i suoi concittadini perché, come ci tiene a precisare, «Napoli è sempre stata città dell’accoglienza».
Al passaggio del corteo moltissime persone si sono unite ai manifestanti rapiti dalla musica e dall’allegria, ma soprattutto, dall’importanza della lotta per i diritti che quel corteo rappresentava. In merito alla polemica innescata dall’Arcigay, grande assente della giornata, che aveva tenuto a precisare che l’unico vero pride si sarebbe svolto a Milano, la madrina della manifestazione, Vladimir Luxuria, ha così commentato: «Credo che non ci siano marchi registrati del pride, sono di tutti, e faccio appello all’unita perché quando ci sono questi dissidi siamo tutti perdenti».