Dall’Hotel Royal sul lungomare a Piazza Municipio si incontrano solo persone con indosso nastri, fasce e maglie arancioni: sono il popolo orange di De Magistris che si avvia alla festa del suo nuovo Sindaco di Napoli. La gente ti incontra per strada, esulta, ti abbraccia come se fosse una cosa normale, quotidiana, anche se non ti conosce, ma l’emozione e la gioia sono forti, non si possono celare: Napoli è stata Liberata!
Una coppia di una certa età ci ferma con orgoglio nel vedere che indossiamo i “paramenti” arancioni e ci dice: “Siamo entusiasti di questo risultato, Napoli sta cambiando, deve cambiare. E’ un giorno troppo importante per non scendere in piazza a festeggiare – dice l’uomo avallato dalla moglie – Ma oggi i colori giusti da portare sono questi – dice indicando la sua giacca con su attaccato il bigliettino propagandistico di De Magistris con sotto incollati due nastri, uno giallino ed uno rosso – ormai Gigi è il nostro Sindaco!”.
Piazza Municipio è quasi pronta, si stanno sistemando le ultime assi sul palco, ma la folla già riempe quasi completamente l’intero spazio e non sono neanche le otto di sera. Ovunque sventolano le bandiere dei partiti che hanno sostenuto De Magistris: Rifondazione, Pd, IDV, ecc., senza risparmiarsi in cartelli di giubilo e scherno per l’avversario sconfitto, o di propositi sociali, come cartelli e bandiere, dedicati al prossimo importantissimo referendum. Il “popolo delle donne” dinanzi Palazzo San Giacomo alza il cartello della manifestazione dello scorso febbraio “Se non ora, quando?”, parole che, mai come oggi, si rivelano azzeccate per fare spazio e pulizia anche all’interno della vecchia politica.
Musica ad alto volume e cori inneggianti, fino ad arrivare al più calcistico “Chi non salta Berlusconi (o Bassolino o Iervolino) è, è!”, quando intorno alle 21,25 arriva lui, il nuovo Sindaco per Napoli, pardon… Sindaco DI Napoli. De Magistris sale sul palco con la sua solita nonchalance, con un sorriso a 32 denti, solita camicia azzurrina da impiegato comunale (beh, ci siamo quasi) e, dulcis in fundo, una bandana improvvisata legata al capo rigorosamente arancione. Esulta, è felice, lo siamo un po’ tutti oggi: è il momento di cambiare, di dare una svolta concreta alla città. Forse questa volta è quella giusta.
“Abbiamo scassato – esordisce il nuovo Sindaco – ed è stato solo per merito vostro, del voto pulito. Ho chiamato il mio pasticciere – continua De Magistris – per farmi fare una torta a forma di cervello: la consegneremo a Berlusconi con tanti saluti!”. Poi partono i fuochi d’artificio, i primi della serata, ma sobri, senza eccesso.
Palazzo San Giacomo è illuminato, il grande portone spalancato come in segno di festosa e tremenda accoglienza. Affacciati ai davanzali molti dipendenti comunali. “Da domani apriremo le finestre per fare uscire il puzzo di compromesso morale e fare entrare il profumo della legalità. Dimostreremo un nuovo modo di fare politica” – dice il neosindaco rivolgendosi verso edificio comunale.
Sul palco a festeggiare anche Di Pietro di IDV e Ferrero di Federazione di Sinistra. De Magistris parla di una Napoli nuova, di un cambiamento prossimo, immediato, parla della situazione insostenibile di Fincantieri, della solita monnezza dalle strade, del futuro dei giovani costretti a lasciare la città.
Altri fuochi d’artificio e la piazza resta con naso in su, gongolante, sudata e bramante. Il Sindaco va via, ma nella piazza l’aria di festa continua e immancabili volano verso il cielo le lanterne cinesi arancioni, che dispettose volano decise in direzione di Palazzo San Giacomo, quasi in una sorta di artistica presa della Bastiglia.
Caro Sindaco, il popolo ti definisce come il nuovo Masaniello, io ti auguro di meglio: che le parole diventino fatti e che il sogno del popolo napoletano diventi una realtà concreta, quotidiana e non l’eccezionalità dell’utopia elettorale. In bocca al lupo, ma solo in senso metaforico.
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