Ore 18.30, Rotonda Diaz. La spazio compreso fra il palco e l’incantevole panorama del Golfo di Napoli comincia a gremirsi di gente: sono il popolo arancione, i sostenitori di De Magistris sindaco per Napoli. L’aria è calda, la piazza è calda; si teme un temporale, ma tutto fila liscio fino a notte tarda e le nuvole cariche di pioggia che adombrano il Vomero restano solo una cornice opaca. L’emozione è stata grande ieri sera: un popolo che sogna, un popolo che crede in un futuro nuovo, possibile, un popolo che si mobilita per un ideale. “Sono qui perché credo che Napoli abbia bisogno di una svolta decisiva – mi spiega Salvatore – e con De Magistris potrebbe essere la volta buona che per davvero cambi qualcosa”. Sul palco si susseguono i politici e gli artisti sostenitori dell’ex pm, da Angelo Bonelli a Renzo Arbore, dal Maestro Dario Fo a Nichi Vendola. E proprio quest’ultimo, oratore nato, paragona Berlusconi a Gloria Swanson ne “Il viale del tramonto”, sostenendo che non si può negare ad un “divo” la sua ultima passerella. La folla esplode, entusiasta: “Vendola mette cuore e sangue in quel che dice” ci spiega Maria.
E poi Dario Vergassola, irriverente, improvvisa un’intervista con De Magistris: questi risponde, divertito, sicuro che la sua non sia solo un’utopia “Libereremo Napoli. Saviano potrà tornare libero nella sua città, potrà passeggiare per le strade, magari mano nella mano con una ragazza.” E poi si lascia sfuggire anche la promessa di uno scudetto per la squadra del Napoli l’anno prossimo.
Antonio Di Pietro sul palco sostiene la comunione ideale di partiti e movimenti politici per il bene comune, asserendo che per un progetto importante è necessaria la cooperazione totale.
Sul palco sfilano Giacomo Rizzo, Patrizio Rispo e Luisa Amatucci, la nipote in arte e sangue di Isa Danieli, la Reginella di Capri per intenderci. L’attrice non è presente per motivi di lavoro, ma ha lasciato un messaggio, poche righe a sostegno della sua idea:
“Napoli insorge perché è offesa,
il fiato è corto, perché umiliato,
ma la canzone è buona e il coro è giusto.
Che il cielo di maggio,
bello e generoso,
canti con noi il desiderio e la speranza
per giorni migliori di questi.”
Segue un grandissimo Simone Schettino, quasi un eroe morale della serata.
Luigi de Magistris saluta i suoi sostenitori, spiega la necessità vitale di andare a votare e di non lasciarsi vincere dall’astensionismo dilagante. Di lontano parte “Bella Ciao”, la canzone della Resistenza partigiana, diventata un po’ il simbolo musicale della Napoli che sogna e che vuole cambiare.
Poi il palco e la folla s’infiammano con le note trascinanti di Enzo Gragnaniello, gli A67 – ” ‘A paura fa 90, a dignità fa 180″ – e i 99 Posse, mentre la notte è scesa e nel cielo si librano lente lanterne cinesi rigorosamente arancioni.
Che vinca il migliore.
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