“Guerriglia dell’Arte in America”: questo il titolo della mostra del solitario Maestro Jean Toche, esposta presso il Museo per le Arti Contemporanee di Napoli Hermann Nitsch. L’evento, inaugurato lo scorso 10 maggio e che resterà in essere fino al prossimo 10 giugno, è più unico che raro: difficilmente, infatti, Toche permette alle sue opere di varcare il recinto della sua casa americana, imponendosi col suo ferreo pensiero, che la sua arte deve essere assolutamente non dedita a mercificazione economica, ma deve solo comunicare.
La mostra all’Hermann Nitsch è l’esempio lampante del lavoro quotidiano e quasi ossessivo di Toche, che da molti viene definito come un “anarchico solitario”, una vera e propria macchina da lavoro che vive e si nutre del veleno tedioso delle pagine del New York Times o del Time, per trovare intrighi, imbrogli, falsità e inganni della società americana, dal terrorismo all’arte passando per la famosa caccia al petrolio.
La sua è un’arte essenziale, condita di estrema personalità. Toche infatti scava fra le pagine e le righe degli articoli di giornale e ritaglia stralci di comunicazione che entrano a far parte della sua opera, così, semplicemente attaccati di fianco alle sue considerazioni sull’evento in questione. Completa l’opera un suo autoritratto photoshoppato, emblema della controversia trattata, un’immagine che già di per sè comunica un universo intero. Unico giudice e giuria delle sue opere, il suo amato gatto.
Toche, sparito volontariamente già da anni dalle scene pubbliche, vive in un’aura di leggenda e il suo lavoro è diventato famosissimo grazie soprattutto alle sue mail-art, con le quali comunica il suo dissenso verso la pantomima giornalistica dei quotidiani. Negli anni 60 si avvicinò, pur senza mai farne parte, al Fluxus e, insieme con Poppy Johnson e Jon Hendricks, fondò la GAAG, la Guerrilla Action Art Group, che metteva in atto tremende azioni di disturbo al Metropolian Museum di New York, come i memorabili scarafaggi lanciati su di una tavola imbandita durante una cena ufficiale.
Una mostra da vedere, se non altro per l’eccezionalità dell’evento.