La mostra, inaugurata lo scorso 21 maggio, resterà in allestimento fino al 13 giugno prossimo ed è promossa dalla Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e dal Polo museale, con la collaborazione di Comicon.
La tecnica utilizzata da Orioli è l’acquerello, per disegnare, forse, con leggerezza alcuni nodi cruciali dell’attualità partenopea, come l’inquietante drammaticità azzurrognola di un lenzuolo bianco steso ai bordi della strada, dal quale fuoriescono solo due scarpe d’uomo in “Sosta a pagamento”. Oppure una veduta di gabbiani che, con forza rapace, difendono il baluardo napoletano di Castel dell’Ovo dall’attacco economico minaccioso di una nave cargo battente bandiera cinese.
Silenzio nervoso, quasi un urlo sordo quello che esprime il pannello acquerellato con volti anonimi e dalle bocche aperte, simile nell’impostazione del famoso “Urlo” di Edvard Munch: qui però i personaggi astratti gridano due frasi distinte, ma che non riescono ad essere sentite, comprese.
Prospettive diverse, disincantate rispetto alla classica iconografia moderna del golfo incantato sospeso nel silenzio della collina posillipina: qui si gira vorticosi e irrefrenabili sul filo dell’ellisse, passando da pannello a pennello, di opera in opera, in una costante presa di coscienza, denuncia e senso di responsabilità della situazione di una città, la nostra città.
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