Parte dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno la denuncia pubblica di Federico Scamardella, architetto paesaggista, preoccupato per la situazione degli edifici di epoca romana presenti nei Campi Flegrei, in particolare a Bacoli. Sotto allarme conclamato è la località Punta del Poggio, zona ricca di resti e strutture archeologiche praticamente dimenticate e diventate tutt’uno con rovi ed erbacce.
Situazione molto critica è rappresentata dallo stato della “specola” di Miseno, l’antico faro della città che, attraverso un sistema estremamente ingegnoso di specchi e fuochi, comunicava ordini e lanciava messaggi dalla residenza imperiale di Capri fino alle truppe nel porto di Miseno e viceversa. Un prezioso reperto storico – archeologico, testimonianza di un passato glorioso della città, che oggi rappresenta un pericolo. Il faro, infatti si trova a picco sul mare, in una posizione particolarmente suggestiva quanto funzionale per il suoi trascorsi, ma che oggi, a causa della noncuranza delle istituzioni, rischia di crollare sulla spiaggetta sottostante che, fra l’altro, ai primi raggi di primavera, si è già riempita di bagnanti ignari del pericolo.
«Sono fortemente amareggiato per la scarsa sensibilità dimostrata dalle istituzioni nei confronti del nostro potenziale archeologico – ha detto Scamardella alle pagine del Corriere -. Il caso di punta del Poggio, nel comune di Bacoli poi, è eclatante. Non molti anni fa è crollata un’antica cisterna romana coeva alla più famosa piscina Mirabile, sebbene di minori dimensioni. Qui il terreno è friabile e gli antichi resti si trovano a picco sul mare. Circa le attuali condizioni della specola misenate – ha spiegato Scamardella – i resti dell’antico faro romano sono davvero preoccupanti; il costone tufaceo non è mai stato messo in sicurezza e la struttura potrebbe franare da un momento all’alto; per giunta sulla breve spiaggetta sottostante che d’estate si riempie di bagnanti».
Una circostanza allarmante, aggravata da fenomeni di abusivismo degenerato, che vanno ad accrescere la preoccupazione degli addetti ai lavori e dei semplici appassionati che, mai come negli ultimi tempi, stanno assistendo quasi impotenti ad una serie di crolli di edifici e zone archeologiche senza precedenti, soprattutto nell’area partenopea. Il problema principale è la scarsa presenza delle istituzioni in iniziative e progetti di tutela, recupero e valorizzazione del territorio, in modo particolare per quanto riguarda i beni culturali ed artistici della zona flegrea, non considerando il fatto che un edificio storico che viene dimenticato e crolla rappresenta un pezzo della nostra storia e delle nostre radici che scompare.