C’è un filo rosso che corre da Piazza Duomo – Milano a Piazza Dante – Napoli, ma direi ancora di più, dall’Ariston di Sanremo: la voglia – anzi, l’esigenza, la pretesa – di cambiamento rispetto all’attualità dolente che ci attanaglia. Su questo filo rosso, come sul rigo di un pentagramma, si staglieranno le note di Roberto Vecchioni a scandire a suon di musica la protesta del popolo di centro-sinistra e la speranza di una nuova era “de Magistris” al comune di Napoli che ipoteticamente potrebbe aprirsi all’indomani del ballottaggio che si terrà domenica 29 e lunedì 30 maggio. Il cantautore milanese, che ha festeggiato quest’anno quarant’ anni di carriera con la vittoria del brano “Chiamami ancora amore” sul palco sanremese, dopo essersi esibito a Milano il 13 maggio a conclusione della campagna elettorale in sostegno del candidato Pd Giuliano Pisapia, scenderà in piazza Dante a Napoli domenica 22 maggio per dare voce allo schieramento dell’ex pm, candidato Idv, nella sfida al secondo turno contro Gianni Lettieri, in corsa per il Pdl.
Su tutti, ad anticipare i tempi e a spiegare la vittoria di Vecchioni al sessantunesimo festival di Sanremo come significativa di un’aria nuova che cominciava a spirare in Italia, Gad Lerner, che all’alba del giorno dopo aveva scritto nel suo suo blog personale: “Perfino la vittoria di Roberto Vecchioni a Sanremo risuona come un segnale che il vento sta cambiando”, connotando di valutazione politica antiberlusconiana il suffragio popolare che a febbraio ha portato in trionfo Vecchioni – notoriamente simpatizzante del centro sinistra e dichiaratamente “nemico di Silvio” -, eletto col televoto, praticamente un plebiscito.
Ed i tempi sembrano avergli dato ragione se Milano, roccaforte del berlusconismo, ha preferito Pisapia (48,04%) alla Moratti (41,58%) e Napoli ha consegnato al candidato del Pdl un bell’insufficiente (38,5%), rimandandolo a fine maggio.
Il gemellaggio fra le due città nella speranza per la vittoria del centrosinistra era stato salutato dal professor Vecchioni in piazza Duomo intonando “O surdato ‘nnammurato” e dedicandola agli amici fratelli e compagni di Napoli, i Milanesi gli avevano risposto in coro con la canzone partigiana “Bella ciao”.
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E su questo anelito alla liberazione viaggiano anche le parole di de Magistris: «Questo vento di riscatto, di voglia di regole, di legalità che unisce Napoli e Milano, questo voto che spazza via la stanchezza per la politica vecchia degli abusi e delle menzogne è anche un modo autentico e vivo di celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia».
Denuncia morale, politica e sociale che fa eco al testo di “Chiamami ancora amore”, canzone di impegno civile e politico, nel cui messaggio però, possono identificarsi in molti – dichiarò Vecchioni in un’intervista -, “tutti quelli che non ce la fanno più, destra o sinistra non importa”.
“Per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero…
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore…
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole…
Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo”.