Secondo la rivista americana Nature la prossima eruzione del Vesuvio potrebbe avere conseguenze disastrose, molto più gravi di quelle attese. Il servizio, che porta la firma della giornalista Katherine Barnes, mette a confronto tutti gli studi sin qui condotti sul vulcano partenopeo e sulla sua pericolosità per la popolazione. In particolare, è stato preso in considerazione lo studio dei vulcanologi Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo: dai dati raccolti dai due studiosi attraverso analisi sismologiche, sembrerebbe che sotto il Vesuvio, a circa 8-10 chilometri di profondità, esista una camera magmatica che lascerebbe presagire una violentissima eruzione. Le conseguenze di un simile evento sarebbero ancora più gravi vista l’enorme popolosità che caratterizza il territorio circumvesuviano: la cosiddetta “zona rossa”, l’area considerata maggiormente a rischio in caso di emergenza, include ben 18 comuni e circa 600mila abitanti. Forte dei risultati cui è giunto il suo studio, da anni Mastrolorenzo si batte per ampliare la zona rossa, includendo l’intera città di Napoli. Questo implicherebbe la necessità di far evacuare circa 3 milioni di persone invece delle 600mila previste dal piano della protezione civile. A partire da questi dati, la rivista Nature si interroga sulla validità delle strategie di intervento previste, si chiede se esse siano adeguate e, soprattutto, se la possibilità che si verifichi un’eruzione dalla potenza imprevista sia stata sottovalutata. Secondo l’autrice del servizio, in questi casi andrebbe valutato il “worst case scenario”, ossia l’evenienza peggiore per poter affrontare al meglio l’emergenza. I cosiddetti “cigni neri”, eventi devastanti ma poco probabili, non possono essere sottovalutati.
La protezione civile e il vulcanologo Warner Marzocchi, però, rassicurano: i piani di evacuazione sono stati elaborati in base alle condizioni attuali del vulcano ed in base alle effettive potenzialità di gestione delle folle evacuate. Il settimanale riporta, infatti, anche lo studio di Marzocchi che sta approntando modelli probabilistici tesi a migliorare il controllo della crisi ed evitare l’evacuazione di tutte le aree.
Secondo i dati della protezione civile, la probabilità che si verifichi un’eruzione dalle conseguenze catastrofiche si aggira attorno al 4%. In quest’ottica gli esperti assicurano che il piano di evacuazione attualmente in vigore consideri un livello di gravità maggiore rispetto a quello realmente previsto, proprio per essere certi di affrontare al meglio l’eventuale eruzione. L’attività del Vesuvio è monitorata 24 ore al giorno dall’Osservatorio che registra ogni variazione dei parametri geochimici. Per ora, dunque, non esiste un allarme reale. Di sicuro, però, è importante non sottovalutare nessun parere, verificandolo e prendendolo seriamente in considerazione.