Venerdì 13 maggio
Chiese chiuse, quindi, per camorristi e conniventi: se queste nuove rigide disposizioni venissero realmente rispettate, si potrebbero dichiarare conclusi i tempi in cui risaputi criminali venivano tranquillamente tumulati nelle chiese e le famiglie si guadagnavano la protezione del boss della zona nominandolo padrino dei propri figli. La religiosità è un aspetto, in apparenza, molto importante della vita dei camorristi: senza dare peso al vero messaggio religioso, sono moltissimi i criminali che si circondano di iconografie religiose, crocifissi, santini e statue, quasi come se si trattasse di portafortuna. Chissà se il monito del Cardinale Sepe non possa servire a restituire il senso profondo della religiosità, il valore che la Chiesa attribuisce ai padrini, importanti punti di riferimento e modelli per il bambino, ed ai testimoni, persone rispettabili e degne di credito che si impegnano a garantire per un’unione. “Come può un anticristiano presentarsi davanti alla cristianità? Non è una cosa conciliabile”, con queste parole Sepe ha ribadito il suo pensiero, chiarendo che solo in caso di reale pentimento le porte della chiesa potrebbero riaprirsi.
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