Venerdì 13 maggio è stata inaugurata la nuova sede della Dia in via Galileo Ferraris. Alla cerimonia erano presenti moltissime personalità di spicco della magistratura e delle forze dell’ordine ed il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, che si è personalmente occupato del taglio del nastro. Il Cardinale ha colto l’occasione per ribadire l’impegno della chiesa nella lotta alla criminalità organizzata. Oltre alla solita retorica, però, questa volta Sepe sferra davvero un duro colpo alla camorra: a sorpresa, infatti, ha dichiarato che i camorristi non solo non potranno ricoprire il ruolo di padrini di battesimo e di testimoni di nozze, ma non avranno neanche diritto, dopo la morte, ai funerali in chiesa. Le loro bare, dunque, andranno direttamente al cimitero. “Qualche colpo alla camorra lo diamo anche noi!” ha detto infine il Cardinale a conclusione del suo inaspettato intervento. In questi giorni sarà infatti distribuito a tutti i parroci un volumetto, redatto dalla Curia, che riassume le nuove regole cui attenersi. Tra queste spicca la facoltà concessa ai sacerdoti di valutare, caso per caso, l’idoneità del padrino o del testimone scelto dalla famiglia e di stabilire, in base all’onestà dimostrata in vita, se i defunti possano o meno ricevere la benedizione.
Chiese chiuse, quindi, per camorristi e conniventi: se queste nuove rigide disposizioni venissero realmente rispettate, si potrebbero dichiarare conclusi i tempi in cui risaputi criminali venivano tranquillamente tumulati nelle chiese e le famiglie si guadagnavano la protezione del boss della zona nominandolo padrino dei propri figli. La religiosità è un aspetto, in apparenza, molto importante della vita dei camorristi: senza dare peso al vero messaggio religioso, sono moltissimi i criminali che si circondano di iconografie religiose, crocifissi, santini e statue, quasi come se si trattasse di portafortuna. Chissà se il monito del Cardinale Sepe non possa servire a restituire il senso profondo della religiosità, il valore che la Chiesa attribuisce ai padrini, importanti punti di riferimento e modelli per il bambino, ed ai testimoni, persone rispettabili e degne di credito che si impegnano a garantire per un’unione. “Come può un anticristiano presentarsi davanti alla cristianità? Non è una cosa conciliabile”, con queste parole Sepe ha ribadito il suo pensiero, chiarendo che solo in caso di reale pentimento le porte della chiesa potrebbero riaprirsi.