Coppola si è rivolto anche al sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio, che si è dichiarato rammaricato per la vicenda e per la volontà dei propri concittadini di negargli una casa. Tuttavia, al momento, il Comune non ha immobili da dare in affitto, quindi c’è ben poco da fare. Era il 1996 quando la concessionaria di automobili di Luigi Coppola entra nel mirino del boss della zona. Dopo 4 anni di pagamenti, l’imprenditore, sull’orlo del fallimento, si rivolge all’usura. È l’inizio della fine: l’unica via di scampo è rivolgersi alla polizia. Alla denuncia seguono 32 arresti e 23 condanne. Una testimonianza chiave, dunque, quella resa da Coppola che ha contribuito a sferrare un duro colpo alle organizzazioni camorristiche. Nonostante le disavventure che la famiglia napoletana ha vissuto dopo aver denunciato il clan, Coppola non rinnega la sua scelta: tornando indietro denuncerebbe ancora.
Ma quello della famiglia Coppola non è un caso isolato: qualche anno fa era toccato allo scrittore Roberto Saviano. Dopo un mese di trattative attraverso un’agenzia immobiliare, i proprietari di un appartamento del Vomero si erano rifiutati di perfezionare il contratto di affitto. Nulla di strano se non fosse che l’increscioso episodio si è verificato proprio quando i proprietari sono venuti a conoscenza dell’identità del futuro inquilino.
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