“Marinai, Profeti e Balene”, questo è il nuovo cd di Vinicio Capossela uscito in tutti i negozi di musica il 26 dello scorso aprile. Per la presentazione partenopea della sua ultima fatica artistica, il cantautore sarà presente al Teatro Bellini il 19 maggio 2011, con la possibilità di accedere all’evento solo su invito. Tali inviti possono essere ritirati, salvo esaurimento dei posti disponibili, presso la Fnac di via Luca Giordano al Vomero, previo acquisto del cd di Capossela. Il suo nuovo lavoro esula parzialmente dalla vecchia filosofia e dal vecchio stile musicale di Capossela, restituendoci un artista più intimista, lontano dal vecchio “Ballo di San Vito” e più concentrato sulla solitudine, sull’essenza dell’uomo stesso che vive e sente il mare, croce e delizia dei naviganti e dei poeti, abisso infinito di paura anfibia e di mistero, di fascino e di immensa profetica malinconia.
Per lavorare a questo nuovo cd, Capossela si è ritirato, fra gli altri luoghi, anche ad Ischia, dove ha fatto installare, all’interno della sagrestia della Cattedrale dell’Assunta, un antico pianoforte a coda lunga col quale poter comporre le proprie musiche attraverso uno sguardo ascetico, un’attenzione profonda e pura di riverenza e di curiosità nei confronti del mare, tanto da far apparire l’intero lavoro, agli occhi della critica, come una vera e propria antologia marina, un innesto fra l’uomo e la profondità degli abissi.
Questo doppio cd festeggia anche l’anniversario (appena trascorso) dei 20 anni di carriera artistica dell’autore che, per l’occasione, ha realizzato un percorso personale di introspezione, leggibile fra le righe dei suoi testi e nella sua musica. Si tratta però di un percorso solitario, silente, esattamente come quello che affronta l’uomo ogni giorno col suo destino, esattamente come quello del viaggiatore in barca che “ che arriva più lontano perché in solitaria” – come lo stesso Capossela sostiene – e questo disco è la celebrazione proprio di questa missione di comprensione e delucidazione interiore, da leggere come un vero e proprio romanzo “antropologico”.