L’indagine, denominata Mercato, era partita a seguito di due furti avvenuti lo scorso anno a Pompei. In uno dei due episodi, un maresciallo dei carabinieri riuscì a leggere parte della targa di una delle auto usate dai ladri e a guardare in volto uno di loro.
Il gip ricostruisce così i colpi messi a segno dalla banda: “I furti vengono perpetrati abitualmente di volta in volta da un numero sei/nove indagati; la tecnica utilizzata si è affinata nel tempo, atteso che, se nei primi fatti-reati individuati le saracinesche degli esercizi commerciali venivano divelte con violenza senza l’utilizzo di attrezzature di sorta (ad eccezione di mazzola in ferro), in alcuni fatti-reati si è registrato l’utilizzo di trapani o di lame rotanti/cesoie atte al taglio del metallo”. Le riunioni venivano organizzate per organizzare le rapine ed anche per individuare eventuali vie di fuga.
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