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Primo maggio a Napoli, negozi “chiusi per disperazione”

La disputa circa l’apertura dei negozi al primo maggio, festa dei lavoratori, coinvolge tutta l’Italia. A Napoli la discussione non ha valenza politica come in altre città, bensì si sposa con le pessime condizioni in cui le vie dello shopping vertono in questi giorni: i sacchetti ricoprono la città e le province da molto tempo. Mentre oltre il 90% delle aziende iscritte alla Confesercenti (in tutto circa 5500) annuncia la chiusura per la difficoltà di pagare straordinari e ferie ai dipendenti, i negozianti prevedono la chiusura per ragioni di “disperazione”. Durante le vacanze pasquali i turisti non sono mancati per i siti archeologici o le località balneari, ma per i commercianti il recente ponte si è rivelato un autentico flop, cui si accoda anche il settore alberghiero, in crisi come a Natale scorso.

Il presidente dell’Ascom, Pietro Russo, rilascia dichiarazioni di resa in merito al discorso: “Abbiamo sollecitato l’apertura perché la legge lo consente. Ma chi può recepire il messaggio in questo momento? Negli anni precedenti, quando non c’era la città invasa dai rifiuti, i negozi erano aperti per recuperare qualcosa all’economia e per offrire ai turisti una metropoli vivibile. Oggi la domanda non è aprire o no il Primo maggio, ma se ci consentiranno di rimanere aperti per il proseguo della nostra vita. Mi riesce difficile ragionare avendo i negozi invasi dalla sporcizia. Qui si rischia di far chiudere moltissime attività. Le istituzioni sono latitanti e non ci dicono come e quando si risolverà questa problematica. Il Primo maggio è un falso problema. Quelli che sono nelle condizioni logistiche di vivibilità saranno aperti ma gli altri no”.

Meno drastico il commento di Mario Raffa, assessore comunale al Commercio, che sottolinea alcune distinzioni: “La questione del riposo per i piccoli e piccolissimi esercizi si risolve con il recupero ferie, nelle aziende familiari il problema non si pone nemmeno. Per i grandi negozi e sistemi di distribuzione ci sono i sindacati all’interno che controllano il rispetto delle norme”.

Carmine Della Pia

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