La Procura della Repubblica di Napoli, Direzione distrettuale antimafia, stamattina ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per strage nei confronti di Salvatore Riina, il capo dei capi di Cosa nostra. Secondo l’atto firmato dal gip di Napoli Carlo Modestino su richiesta dei pm della Dda, Paolo Itri e Sergio Amato, e del procuratore aggiunto Sandro Pennasilico, Riina è considerato il mandante della strage che, in prossimità della galleria ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro, il 23 Dicembre del 1984 costò la vita a 16 persone che viaggiavano sul treno rapido Napoli-Milano 904, per la quale è stato già condannato con sentenza definitiva, tra gli altri, il boss mafioso Pippo Calò. Secondo gli inquirenti la strage fu un atto di depistaggio delle indagini sulla lotta alla mafia verso il terrorismo eversivo. A tale scopo Cosa Nostra tentò di far apparire l’attentato come un’azione mossa da intenti di tipo politico, riuscendo nel suo intento per quasi trent’anni fino ad oggi.
Dall’inchiesta napoletana sono emersi i collegamenti con la Camorra, i cui affiliati sono i responsabili materiali del trasporto dell’esplosivo a bordo del treno 904, uno dei quali, a quanto pare, salì sul convoglio proprio alla stazione di Napoli.
Diversi elementi collegano la strage ai fatti criminosi di Via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, e quello della zona antistante la villa dell’Addaura dove avvenne l’attentato al giudice Giovanni Falcone, nel giugno del 1989. Secondo quanto sostiene il procuratore aggiunto, coordinatore della Dda di Napoli, Alessandro Pennasilico, sulla base delle precedenti attività investigative risultava che i circuiti integrati dei radiocomandi utilizzati nella strage di via D’Amelio avevano la medesima provenienza di congegni simili rinvenuti nell’arsenale di San Giuseppe Jato nel 1996. Le schede digitali furono in entrambi i casi assemblate presso la stessa società produttrice di componenti elettroniche e anche la ditta romana che le commercializzò nel 1992 risulta essere la stessa che fornì i materiali per la creazione dei congegni utilizzati nel 1984 per la strage del treno 904. Per le due stragi, dunque, non solo fu usato lo stesso esplosivo, ma anche la stessa combinazione di esplosivi e componenti elettroniche per la creazione degli ordigni.
Un nuovo capo di accusa si va ad aggiungere ai non pochi che gravano sulla fedina penale del capo dei capi di Cosa nosrta, Totò Riina, che è in carcere al regime del 41 bis, dopo essere stato catturato dai carabinieri a Palermo nel 1993 in seguito ad una latitanza durata oltre trent’anni.