La decisione di istituire il museo della Resistenza presso la chiesa di San Severo al Pendino provoca un duro scontro. Il soprintendente Stefano Gizzi si scaglia contro il sindaco Rosa Russo Iervolino qualche giorno dopo la delibera di giunta che conferma la destinazione del museo della Resistenza, ovvero la chiesa di San Severo al Pendino di via Duomo. In una lettera indirizzata al sindaco di Napoli, Gizzi parla di implicazioni politiche e della scelta giudicata inopportuna di destinare a una chiesa il museo: “Si apprende con vivo stupore della decisione unilaterale e non concordata, da parte della sua giunta, di destinare il complesso monumentale ecclesiastico di San Severo al Pendino a un museo con ovvie implicazioni politiche. Si ricorda che non esistono chiese sconsacrate, ma edifici sacri ove non si celebra messa, che continuano a rivestire carattere religioso. Pertanto, la scelta di cambio di destinazione d’uso dell’edificio, che deve essere sottoposta a questa Soprintendenza, non appare condivisibile”.
La Iervolino, dal canto suo, sottolinea che in quella chiesa si organizzano da anni esposizioni: “E nessuno aveva mai avuto da ridire”. Le “ovvie implicazioni politiche” di cui Gizzi scrive nella lettera al sindaco muovono le polemiche più dure. Vari gli assessori che hanno parlato, a tal proposito, di mera strumentalizzazione, “in una Costituzione che si basa sulla Resistenza, senza alcuna implicazione politica”, come sintetizzano da più parti.
L’assessore al Patrimonio, Marcello D’Aponte spiega: “L’Anpi, che gestirà il museo, è l’associazione dei partigiani italiani. Non ha alcun carattere politico, ma una ben più alta valenza costituzionale, essendo la nostra Costituzione nata proprio dalla Resistenza e dalla vittoria sul nazifascismo. Quell’edificio è di proprietà comunale. Ospitando un museo, continuerebbe a esercitare la sua consolidata funzione di spazio espositivo”.
L’assessore alla Cultura, Nicola Oddati, tra i destinatari della missiva, afferma: “Quella di Gizzi è una lettera ridicola. Sembra che lui sia l’unico in Italia a non essersi accorto che la nostra città ha scritto, con le Quattro Giornate, una pagina gloriosa nella storia della Resistenza. E l’unico a non sapere che l’Anpi non è un partito, ma un’associazione di rilievo costituzionale in cui sono presenti tutte le tendenze politiche. Quel complesso monumentale è del Comune, non dovevamo chiedere il permesso a nessuno”.