Il periodo che precede le vacanze pasquali è foriero di guadagni per l’afflusso dei turisti, ma anche per la camorra c’è bisogno di un piccolo aumento. Per la precisione, i boss organizzano un sistema alternativo alle solite minacce per pretendere il pizzo, perché anche le famiglie dei detenuti hanno bisogno di una tredicesima in occasione delle feste. Dopo le luminarie di Natale imposte ai commercianti, la settimana santa è marchiata dalle lotterie rionali, riffe, per le quali i clienti comprano numeri sperando in sontuosi regali proposti. Si va dal cesto pasquale al weekend in albergo, premi che non esistono perché a vendere le cartelle con i numeri che troviamo sui banconi di parte dei negozi in città, ma anche in periferia, sono i clan stessi. Al variare del target e dei guadagni soliti di un determinato negozio, il guaglione propone il numero di cartelle da acquistare, con cifre minime che partono dai 100 euro. Come per altri tipi di estorsione, non c’è quartiere che si sottragga a tale pratica, dalla Sanità all’hinterland, per una lunga catena di riffe che sembra appartenere a tempi passati, a malsane tradizioni folkloristiche che, in realtà, risultano perfettamente attuali.
Il sistema è sempre lo stesso: gli emissari dei clan si presentano poche settimane prima di Pasqua nei negozi, facendo presente che si sta organizzando la lotteria rionale, e da lì ad imporre l’acquisto di uno o più blocchetti di numeri dai 100 euro in su la strada è breve. Come per scendere a compromessi, l’emissario proporrà l’acquisto più usuale ai guadagni soliti dell’attività commerciale, ovvero un tot di cartelle a seconda delle possibilità di ogni commerciante.
Polizia e carabinieri hanno eseguito numerosi controlli per accertare l’effettiva esistenza di tali pratiche. A collaborare con le forze dell’ordine, le organizzazioni cittadine antiracket. Non si tratta della prima intrusione dei camorristi in questo senso: qualche anno fa l’ombra del pizzo si nascondeva anche dietro agli innocenti gadgets e regalini offerti ai clienti come agendine, penne e calendari. Per gli emissari dei clan, in prossimità delle feste è necessario arrotondare in ogni modo, a svantaggio, ovviamente, degli onesti lavoratori.