Un blitz sull’isola d’Ischia ha visto scattare le manette per ben 19 persone legate al clan dei Mazzarella, arrestati con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di droga.
L’inchiesta, nata in seguito all’incendio verificatosi a Lacco Ameno nel 2009, ha portato così all’ esecuzione delle 19 ordinanze di custodia cautelare emanate dal Dda di Napoli. Fra gli arrestati – 15 Ischitani e 5 Napoletani tutti ragazzi fra i 20 e i 30 anni, eccetto un uomo di 51 anni – figurano 5 giovani donne, colpevoli anch’esse dei reati su indicati. L’evento accaduto a Lacco Ameno ha permesso di aprire una pista già sospettata dalle autorità, ossia quella di un regolamento di conti operato attraverso l’incendio delle cinque autovetture.
Naturalmente fondamentali sono state le intercettazioni telefoniche che hanno permesso di risalire al meccanismo cardine del clan e alle funzioni svolte dagli indagati all’interno della cosca. Tali intercettazione sono contenute nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Nicola Miraglia del Giudice, su richiesta dei pm Sergio Amato, Antonio D’Alessio e Maria Laura Lalia Morra.
Singolare, quanto necessario, anche il linguaggio utilizzato dal clan per smerciare la droga e per organizzare le varie azioni sul territorio isolano: scarpe, pillole per il mal di testa, bottiglie d’olio e caffè erano termini all’ordine del giorno per indicare le varie tipologie di droga, mentre lo sfratto stava ad indicare piccoli frammenti di hascisc avanzati dopo la distribuzione.
Allo stesso modo i carabinieri che, perquisendo una casa di uno degli indagati non hanno trovato nulla, sono definiti come ” i cattivi che attaccano la diligenza”. Ma sicuramente originale è il modo in cui uno dei clienti abituali richiede la droga via sms e cerca rassicurazioni sul fatto che sia di buona qualità meno “Sono pronto ma ho ancora fame, voglio un altro panino, ma stavolta intero e non mozzicato, fammi sapere, rispondimi”.