Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incoraggia i ragazzi di Arrevuoto: “Non fermatevi, ne vale la pena“. Un messaggio di auguri importante, giunto dal Capo di Stato ai giovani e giovanissimi coinvolti nel progetto teatrale di Scampia: ieri sera il debutto al Teatro Stabile di Napoli con L’assedio, la città salvata dai ragazzini, tratto da un’opera di Cervantes. Queste le parole di Giorgio Napolitano: “Desidero far giungere i miei più vivi auguri ai realizzatori del sesto movimento di Arrevuoto e in particolare ai ragazzi che ne sono l’anima e ne incarnano il significato. So delle difficoltà che quest’anno si sono dovute superare, ma è importante che il vostro sforzo continui e sia sostenuto. Non fermatevi, andate avanti, ne vale la pena, per voi e per Napoli”. Le difficoltà non sono solo inerenti alla realtà vissuta in uno dei quartieri più turbolenti del Mezzogiorno, bensì anche al mancato accesso ai fondi per il Teatro Stabile, che segue il progetto curato da Roberta Carlotto e Maurizio Braucci. Numerose, invece, le associazioni e gli istituti che hanno prestato la propria collaborazione: da Associazione Arcimovie a Associazione Chi Rom e … Chi no, dal Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II all’ Istituto Comprensivo Amedeo Maiuri, tra le altre scuole.
Lo spettacolo L’assedio, la città salvata dai ragazzini è in scena anche questa sera presso il Teatro Stabile di Napoli, mentre giovedì 21 aprile alle 20.30 si replica all’auditorium di Scampia.
Il progetto è nato nel 2005 nel difficile quartiere napoletano per sottrarre i giovani e giovanissimi agli episodi cruenti di cui si è costretti a leggere sui giornali quasi quotidianamente o a vivere sulla propria pelle. Arrevuoto si propone sin dai primi anni come un laboratorio di pedagogia teatrale che, in assenza di un significativo aiuto da parte delle istituzioni, mira a donare e dimostrare una realtà diversa ai piccoli residenti del quartiere. Allo stesso modo il testo riprodotto per lo spettacolo, L’assedio, la città salvata dai ragazzini (dall’opera di Miguel de Cercantes, L’assedio di Numanzia), narra proprio l’esperienza di chi si rifiuta di abituarsi al peggio.