Assistenza negata perché i centri di riabilitazione sono chiusi da martedì: questa mattina, una dura protesta ha causato tre ore di blocco stradale davanti al palazzo della Regione. A denunciare lo stato di abbandono in cui versa il terzo settore, tutte le parti lese: disabili e familiari, che non possono rivolgersi alla sanità privata accreditata, così come gli operatori sociali, che non ricevono gli stipendi da mesi. In prima linea il comitato Il welfare non è un lusso. A poco era servita la promessa del governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro, risalente solo a gennaio scorso: i dipendenti non hanno ricevuto le tre mensilità concordate e ora intendono ottenere cinque stipendi arretrati prima di sciogliere sit-in e manifestazioni. Quella di stamattina ha causato un particolare disagio al traffico stradale, ma l’intero settore è sul piede di guerra: a causa dei mancati stipendi, i centri sono chiusi da martedì scorso e i disagi si estendono anche agli stessi disabili. Mentre i manifestanti minacciano di ritrovarsi ogni mattina davanti al palazzo della Regione, prima di bloccare Santa Lucia e tutte le strade adiacenti, il subcommissario Mario Morlacco riceve alcuni rappresentanti fornendo spiegazioni e cercando di placare le acque, nella speranza che non si tratti dell’ennesima promessa a vuoto.
È stata presentata, poi, la manifestazione nazionale del prossimo 27 aprile organizzata dal comitato Il welfare non è un lusso. Nel corso della protesta, che si svolgerà in due cortei, a Napoli e a Roma, saranno regalate mutande al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, come metafora per sottolineare lo stato in cui è stato lasciato il settore, e un cesto di fichi secchi per i candidati a sindaco di Napoli.
Il portavoce del comitato, Sergio D’Angelo, ha spiegato: “Le istituzioni devono tornare a investire per questo settore, hanno abbandonato anziani e persone in difficoltà”. Senza contare, poi, gli operatori sociali senza stipendio da mesi, per i quali, però, spiega ancora D’Angelo, “è stato raggiunto un accordo con le banche per coprire parte degli stipendi”.