Il clima all’interno del campo è estremamente teso: il sapone e l’energia elettrica sono razionati, non c’è ombra, l’acqua manca o è fredda ed il cibo, con il caldo, si inacidisce. Le batterie dei cellulari si esauriscono, come pure il credito telefonico, rendendo praticamente impossibile ogni tipo di comunicazione con parenti e persone care rimaste nel proprio paese. All’esterno del Centro si accalcano familiari preoccupati per figli o nipoti, spesso minorenni, che si trovano al di là del muro e di cui non hanno alcuna notizia. Una situazione davvero drammatica, dunque, che per ora non trova soluzione: giovedì mattina la Rete antirazzista ha denunciato l’impossibilità di garantire assistenza legale e supporto psicologico alle persone costrette nel campo.
Proprio di poche ore fa la notizia che i profughi hanno intenzione di rifiutare i pasti finché non saranno rilasciati loro 200 permessi temporanei che gli consentiranno di lasciare l’ex-caserma.
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