Un gravissimo impianto accusatorio contro Carlo Ferrigno, alto funzionario di Stato, prefetto di Napoli dal 2000 al 2003 e successivamente nominato commissario nazionale anti-usura, carica ricoperta fino al 2006: le ipotesi di reato vanno dal millantato credito al favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, all’accesso abusivo a sistema informatico. Per tali accuse l’ex-prefetto, fermato ieri a Roma, è agli arresti domiciliari: a causa della sua avanzata età (72 anni) evita la detenzione in carcere dopo l’ordinanza firmata dal gip di Milano Franco Cantù Rajnoldi, su richiesta del pm Stefano Civardi. Il provvedimento penale è l’esito di un’inchiesta avviata su denuncia di Frediano Manzi, presidente dell’associazione “SOS Racket e Usura”, al quale si sono rivolte giovani donne raccontando delle richieste di prestazioni sessuali avanzate da Ferrigno in cambio della promessa di un suo personale interessamento per agevolarle e favorirle: nella fattispecie si parla di “un aiutino” per il superamento di un concorso pubblico in Polizia e della risoluzione di un problema relativo ad un permesso di soggiorno. Pare inoltre che l’allora commissario antiracket (i reati, infatti, risalirebbero a fatti avvenuti dal 2005 al 2010) fosse solito organizzare orge e feste a luci rosse nella sua abitazione romana, raggiunta da giovani escort direttamente a bordo dell’auto ministeriale in dotazione di Ferrigno.
Le indagini si allargano anche al sospetto di aver compiuto atti sessuali con alcune minorenni, tra le quali una commessa appena sedicenne, dipendente di un negozio di abbigliamento in via Farini a Milano: la giovane avrebbe intrattenuto rapporti sessuali con Ferrigno, presso il quale sarebbe stata accompagnata dal suo datore di lavoro, Massimo Abissino, anch’egli indagato e sottoposto a custodia cautelare in carcere.
Nel filone principale dell’indagine incentrata su Ferrigno confluiscono poi anche particolari che s’intersecano con un’altra famosa inchiesta: il caso Ruby.
Il reato di accesso abusivo a sistema informatico è infatti contestato a Ferrigno per aver sottratto con frode account e password della sua amante ventenne al fine di controllarne via internet il traffico telefonico: la giovane legata all’ex-prefetto è Maria Makdoum, danzatrice del ventre che sarebbe stata – suo malgrado e secondo la sua stessa testimonianza – ospite ad uno dei festini Bunga Bunga di Arcore. La sua partecipazione – negata però da Lele Mora, intervistato ad “Annozero” nella puntata del 7 aprile – l’ha resa uno dei testimoni-chiave del processo contro il famoso agente dei Vip, Silvio Berlusconi ed Emilio Fede. La donna, sconvolta per le scene cui aveva assistito, ne avrebbe fatto un racconto dettagliato a Ferrigno, il quale avrebbe poi girato le rivelazioni scottanti ad un altro interlocutore: intercettato in queste conversazioni telefoniche con la sua amante e con un altro personaggio, Ferrigno è inserito da settembre scorso nella lista dei testimoni.
Di seguito l’intervista a Lele Mora estratta dalla puntata di Annozero del 7 aprile:
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