Continuano a protestare gli studenti delle università a Piazzetta Nilo, nel cuore della città antica: la “loro” biblioteca è ancora chiusa. Si tratta dell’importantissima Biblioteca Brancacciana, ormai chiusa da due anni, e che dalla sua istituzione nel 1691, ha sempre rappresentato un luogo di scambio culturale e di incontro pubblico in contrasto con tutte le altre biblioteche della città che invece erano soltanto private e quindi non accessibili ai più. La Biblioteca Brancacciana è stata la prima biblioteca pubblica napoletana e come tale gli studenti amano considerarla, nonostante ormai sia chiusa inspiegabilmente da oltre due anni. Causa di ciò, all’inizio del 2009, una seria infiltrazione che venne riscontrata all’interno dell’edificio e che rischiava di compromettere fatalmente i preziosi volumi della biblioteca: per tale motivo venne reso impossibile l’accesso al fine di garantire tempestività ai lavori.
A quanto pare, i finanziamenti stanziati per i lavori tecnici di recupero dell’integrità dell’edificio sarebbero arrivati anche in tempi brevi e dicasi lo stesso per quanto riguarda l’ultimazione dei lavori: in pratica mancherebbe solo l’accertamento da parte della Soprintendenza ma, per la serie de “I Misteri di Napoli”, ancora non ci sarebbe un via definitivo all’apertura della biblioteca. E sono trascorsi due anni. Due anni in cui nessuno studente ha potuto usufruire dei 30.000 volumi presenti in archivio; due anni in cui nessuna comunicazione da parte delle autorità competenti ha svelato notizie sulla situazione della biblioteca; due anni di silenzio ed attesa.
Luogo storico e rinomato per eccellenza da oltre 3 secoli, la Biblioteca Brancacciana vede la sua istituzione per volere del Cardinale Francesco Maria Brancaccio che, attraverso un lascito testamentario, donò alla sua città una prestigiosa raccolta di volumi che verrà poi ordinata su librerie lignee realizzate dalle mani sapienti degli artisti Andrea Gizio e Domenico Greco. Nonostante però le vicende altalenanti che ha subito la biblioteca, essa resta ancora un “possesso” del popolo napoletano che, oggi come allora, sa che quei volumi, quelle pagine preziose, non possono rimanere all’oscuro dei lumi, ma devono ritornare a vivere nella mani dei Napoletani stessi.