“Munnezza day”, questo è il nome della giornata di protesta che si è svolta a Napoli ieri mattina, sabato 9 Aprile. Una giornata per festeggiare il compleanno dell’emergenza rifiuti, che da diciassette anni, accompagna la vita dei cittadini di Napoli e Provincia, diventando una vera e propria costante dalla quale sembra non ci si riesca proprio a liberare. C’erano tutti, radunati a Piazza Dante dalle dieci del mattino: I Cittadini Campani per un piano alternativo dei rifiuti, i comitati di Chiaiano, Terzigno, le Mamme Vulcaniche, Il Presidio Permanente di Quarto Contro Discariche ed Inceneritori, il comitato di Acerra e tante altre realtà in lotta. Tutti insieme ad indignarsi per il modo in cui le istituzioni hanno affrontato il problema della gestione dei rifiuti in Campania, seguendo logiche che non sono mai andate nella direzione di una risoluzione concreta del problema. In questi anni di lotte e presidi, i cittadini si sono formati, hanno studiato e si sono documentati ed alla fine sono arrivati a proporre le loro soluzioni alternative. Sono stufi di essere presi in giro, specialmente dopo la presentazione del Piano dei Rifiuti che la Provincia di Napoli ha presentato alla Comunità Europea e che prevede una raccolta differenziata che si arresta al cinquanta per cento, con il restante cinquanta per cento della spazzatura da smaltire in nuove discariche e in nuovi inceneritori. Tutto l’opposto di quelle che sono le direttive europee, nelle quali le discariche e gli inceneritori, sono le ultime soluzioni da prendere in esame, dopo aver avviato la raccolta differenziata ed il riciclo dei materiali. Lo sanno bene i cittadini campani, sono molto preparati sull’argomento ed è per questo che ancora una volta sono scesi in piazza. Le logiche di gestione di tipo affaristico e camorristico, non hanno fatto altro che aggravare la situazione, anche alla luce delle inchieste che in questi anni hanno messo in luce l’esistenza di un sistema che creava di proposito le emergenze rifiuti, per poter far scattare le deroghe in materia di trattamento dei rifiuti e di protezione ambientale, per poter bruciare indifferentemente tutta la spazzatura nell’oramai famoso Termovalorizzatore di Acerra, il noto mostro costruito da Impregilo (con i soldi dei Cip 6 presi dalle nostre bollette elettriche), che tutto fa tranne che termovalorizzare.
Per questo, ieri più di tremila persone hanno dato il loro pacifico segnale di dissenso. Gli amministratori devono capire che non possono speculare in modo così libero, sulla vita dei propri cittadini. Da troppi anni ormai molte zone della Campania, in particolar modo delle Province di Napoli e Caserta, sono state condannate a morte, senza curarsi del parere di chi in quei luoghi ci viveva o coltivava la terra. Per troppi anni sono stati messi nel silenzio la rabbia e la disperazione di chi ha visto morire parenti ed amici per tumori che, prima dell’arrivo di una discarica o di un inceneritore, non c’erano. Lo dicono anche i medici, che hanno accertato che, “stranamente”, nelle zone in cui ci sono discariche il tasso di tumori è più alto.
Al giorno d’oggi esistono esempi concreti di come si possa fare a meno delle discariche e degli inceneritori (vedi il sistema Vedelago). Al giorno d’oggi ci sono comuni italiani, i cosiddetti comuni virtuosi, che hanno percentuali di raccolta differenziata altissime e che puntano alla produzione di rifiuti zero, attraverso il riciclo ed il riutilizzo dei materiali. “Esemplare è il modello di Capannori, in provincia di Lucca”, dice Roberto del Presidio Permanente di Quarto, “un comune di quarantaseimila abitanti che andrebbe preso come modello da seguire anche qui da noi, un comune in cui i cittadini e le istituzioni lavorano insieme per realizzare percentuali di raccolta differenziata altissime”.
Esistono numerosi altri esempi di realtà virtuose, in cui la difesa dall’ambiente e della salute del cittadino vengono prima di ogni tipo di logica affaristico-speculatva. Da noi a Napoli e Provincia sembra quasi che questo tipo di esempi non venga preso in considerazione di proposito, visto che l’ennesimo piano realizzato dal Prof. Arena, non permette di liberarsi né da discariche, né tantomeno da inceneritori, anzi, al contrario, prevede la realizzazione di altri quattro nuovi impianti dove bruciare la spazzatura e l’apertura di almeno altre dodici discariche. Eppure in Campania esistono i mezzi per poter realizzare un programma di smaltimento e riciclo diverso. Comuni come quello di Portici sono riusciti ad eliminare i cassonetti dalle strade e a portare la raccolta differenziata su percentuali ben più alte di quelle proposte dal piano rifiuti della Provincia di Napoli. L’incursione dei Commons dell’altro giorno a San Tammaro ha di nuovo posto in luce l’esistenza, ad esempio, di un sito di compostaggio per la frazione umida (quella che in sostanza crea il percolato nelle discariche), costruito e mai utilizzato, nonostante sia perfettamente funzionante. Tutto ciò non può che confermare la reale esistenza di un sistema organizzato ad hoc, che arricchisce solo alcuni, a discapito della salute della comunità; tutto ciò non è ammissibile, perché di fronte alla salute nostra, dei nostri parenti e dei nostri figli, nessuna speculazione economica ha ragion d’essere. I cittadini sensibili al problema combattono da anni questa situazione e la costante crescita di movimenti territoriali in lotta contro la devastazione dei territori, lascia ben sperare per il futuro. Forse davvero i cittadini si stanno rendendo conto di ciò che per anni è stato fatto a loro insaputa e sulla loro pelle, grazie anche alle indagini della magistratura, alle denunce di quanti hanno il coraggio di apporre il proprio nome e metterci la faccia in prima persona e grazie anche a tutti quei cittadini sani ed onesti che quotidianamente stanno lavorando alla sensibilizzazione del resto della cittadinanza.
La manifestazione di ieri può e deve essere presa come un nuovo punto di partenza, dal quale continuare a lottare tutti insieme per imporre una volta e per tutte un sistema nuovo di gestione dei rifiuti che punti lontano, guardando al futuro dei nostri figli e del nostro territorio.
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