Secondo solo alla Bibbia di Gutenberg, il De civitate Dei è il primo libro stampato in Italia. Al momento si trova a Napoli, ma solo gli studiosi hanno potuto finora ammirarlo. Tra poco, però, neanche gli storici potranno usufruire dell’opera gelosamente custodita al Castel Nuovo, perché il museo, prima ancora di nascere, rischia la chiusura. Andiamo con ordine. Il De civitate Dei di Sant’Agostino è stato realizzato nel 1465, solo nove anni dopo la Bibbia di Gutenberg: un lasso temporale che fa dell’opera il secondo libro più importante. In una delle due torri di Castel Nuovo ha sede la Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria, che non naviga al momento in ottime acque finanziarie. Non è possibile, date le condizioni delle casse, allestire mostre o iniziative che dimostrino l’esistenza dell’importante reperto, in quanto non si dispone di personale a sufficienza, di guardie e, ovviamente, di fondi. Dalla storica Renata De Lorenzo, presidente della Società, apprendiamo inoltre che recentemente ci si è trovati dinanzi a ben due rifiuti. L’Ufficio cultura del Banco di Napoli – che ha già un rapporto in senso lato con la Società, in quanto ne ospita una ricca collezione numismatica – e l’Unione industriali non hanno ritenuto opportuno allearsi e cedere almeno centocinquantamila euro per il ripristino dell’importante punto. “Non riesco a fare commenti”, ha spiegato la De Lorenzo.
Pur senza un sostanziale aiuto economico, la Società intende ripartire da zero con un convegno organizzato proprio a Castel Nuovo: Materiali per costruire il paese: Documenti, monumenti, istituzioni nella Napoli postunitaria. In collaborazione con il dipartimento di Discipline Storiche dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia della Seconda Università degli Studi di Napoli, si cercherà di salvare un bene rimasto interdetto al pubblico, una delle innumerevoli ricchezze del capoluogo campano che rischia di passare, ancora una volta, del tutto inosservata.