A Piazza Portanova, presso la Pigrecoemme, nota scuola di formazione artistica partenopea, è di scena una mostra fotografica realizzata da giovani artisti napoletani, molti dei quali alla loro prima esperienza, che si cimentano con ritratti fotografici di se stessi. La mostra si intitola “Io. Identità Opposte“, una traslazione molto personale di giovani artisti attraverso l’utilizzo di uno strumento ottico veritiero, che ritrae la realtà con gli occhi (s)oggettivi di chi la osserva, estrapolando da ogni dettaglio un pregio o difetto dell’esistenza stessa.
La Scuola di cinema e di Fotografia Pigregrecoemme ha ancora una volta reso protagonisti i propri allievi che si sono cimentati in un’avventura tecnologica e artistica a 360 gradi, esponendo la propria faccia come opere appartenenti ad una identità opposta, surreale, strappata a se stessa e resa pubblica al mondo: un modo per mettersi in gioco sotto ogni aspetto, professionale ma anche emozionale.
Ventotto i giovani fotografi che hanno partecipato alla mostra, ognuno dei quali portando due autoscatti diversi: Silvia Bellio, Claudia Biancardi, Vittoria Boccia, Giuliana Borrelli, Viola Bufano, Alma Carrano, Sabrina Cirillo, Livia Cosenza, Paola Cundari, Enrico De Luca, Giusi De Luca, Rosalinda Falco, Valeria Ferraro, Paola Finale, Valentina Fraioli, Stefania Furbatto, Sofia Giordano, Martina Ippolito, Eleonora Ivagnes, Fabia Lonz, Carla Manno, Serena Mastroserio, Daniela Persico, Daniele Rippa, Pepe Russo, Linda Russomanno, Loreto Terranova, Gianni Valentino.
La mostra, che sarà in allestimento fino al 22 aprile 2011, raccoglie le idee e le perlpessità personali di un gruppo di giovani che si apprestano all’arte della fotografia, sospesi fra l’antica superstizione di intrappolare l’anima all’interno di una foto e la possibilità invece di staccarsi da sè proponendo un’immagine uguale eppure profondamente diversa della realtà intima di ognuno, che si esprime non più col cloruro d’argento, ma lasciando spazio alla nuova inquietante era del digitale, dove tutto è compresso in un feticcio ridotto e, forse, dove anche l’anima è costretta a ridursi.
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