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Categories: CronacaNews

Rapina a Villa Betania: presi in ostaggio il direttore, il presidente e il personale amministrativo

Ieri, alle otto del mattino, due malviventi si sono introdotti nella struttura ospedaliera evangelica “Villa Betania” di via Argine a Ponticelli simulando di doversi sottoporre a visita oculistica. I due, probabilmente sotto l’ effetto della droga, con i volti coperti dalle visiere dei cappellini, raggiungono, pistole in pugno, il quarto piano dell’ edificio e la Direzione, dove, grazie all’ aiuto di un complice, riescono a prendere in ostaggio il direttore del nosocomio, dott. Pasquale Accardo, il presidente, geom. Sergio Nitti, e il personale amministrativo.

I malviventi, per portare a compimento il loro piano, minacciano, sradicano con violenza i fili dei telefoni di linea fissa dal muro e fanno aprire la cassaforte al dirigente, sottraendo diciottomila euro in contanti e portando via anche i telefonini degli ostaggi. Dopo il furto, la fuga indisturbata in pieno giorno.

Grazie alle riprese delle telecamere di videosorveglianza, gli inquirenti hanno scoperto che, a garantire un varco di accesso secondario alla struttura ospedaliera, sarebbe stato un parcheggiatore già noto alle forze dell’ ordine per la sua attività di abusivo. L’uomo, oltre ad aver procurato ai due rapinatori una via d’accesso secondaria alla fuga, avrebbe fatto “il palo” nei momenti successivi al loro ingresso nella struttura.

Il complice è stato rintracciato dalle forze dell’ ordine mentre era nella sua abitazione e in serata è stato condotto nel carcere di Poggioreale. Su di lui pesano gravi indizi di colpevolezza per concorso in rapina a mano armata.  Gli inquirenti, grazie al filmato delle telecamere a circuito chiuso, sperano di riuscire ad arrestare quanto prima gli altri due autori della rapina.

 

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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