L’offensiva scatenata dall’alleanza internazionale contro Gheddafi, ribattezzata Odyssey Dawn, coinvolge Napoli e il suo principale aeroporto, Capodichino, in una misura che conferisce alla città un ruolo di primaria importanza strategica, ma con allegati tutti i rischi della già annunciata “vendetta” del raìs.
Da sabato pomeriggio, da quando cioè è stato dato concreto avvio al piano di distruzione della contraerei libica, è proprio a Capodichino, dove si è insediato il quartier generale dell’operazione “Alba dell’Odissea”, che si decide quali obiettivi colpire, si coordinano tutte le attività per cielo e per mare, si impartiscono gli ordini relativi a lancio di missili e bombardamenti su Tripoli, si gestisce cioè il completo controllo della No Fly zone (zona d’interdizione ai voli degli aerei del colonnello).
Capodichino implicata a doppio filo, perché sede di importanti basi militari statunitensi come l’Us Navy e l’Us Air Force, già operative nello scenario bellico, e di dipartimenti della NATO, non ancora entrata in azione, ma di cui si auspica da più voci un immediato coinvolgimento con assunzione del comando.
Un coinvolgimento delle forze dell’Alleanza Atlantica (al momento ancora al vaglio per l’ostilità all’intervento in Libia dichiarata da alcuni Paesi membri) accentrerebbe ancora di più le leve del potere nel capoluogo partenopeo: alla guida delle unità navali Usa da cui partono i missili diretti sulle postazioni nemiche è l’ammiraglio statunitense Samuel J. Locklear, che è anche al comando della Joint Force Command della Nato di Napoli. Qualora il coordinamento delle operazioni passasse alla Nato, l’alto ufficiale della marina americana sarebbe posto al vertice assoluto dell’equilibrio internazionale.
Oggi il ministro della Difesa La Russa ha voluto tranquillizzare i napoletani dichiarando in una intervista a Repubblica che “dove c’è comando, c’è più sicurezza”. Intanto, infatti, si susseguono riunioni in prefettura, cui partecipano i più alti esponenti delle forze dell’ordine, e circolari diramate alle unità responsabili della sicurezza dei cittadini allo scopo di potenziare le misure di protezione intorno ad edifici e personalità ritenuti “sensibili”: sedi diplomatiche, consolati e strutture militari saranno sicuramente oggetto di massima attenzione a scopo precauzionale contro attentati terroristici.
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