Napoli, in particolare l’aeroporto di Capodichino, base aerea dell’US-Air-Force, scelto come centro di coordinamento delle operazioni militari decise oggi contro il regime Gheddafi. Ad annunciarlo direttamente da Parigi il Presidente del Consiglio Berlusconi, alla fine del vertice internazionale riunitosi per approvare le misure umanitarie a protezione della popolazione civile libica attaccata dalle forze del suo dittatore.
A questo punto sembra indubbio che il ruolo dell’Italia non si limiterà soltanto a mettere a disposizione dell’alleanza sette basi aeree, come avevano prefigurato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e della Difesa, Ignazio La Russa, ma ci si aspetta un coinvolgimento più incisivo, soprattutto in considerazione della vicinanza del nostro Paese al nord-Africa occidentale.
Incombe anche, quindi, il pericolo di ritorsioni e rappresaglie da parte del governo di Tripoli. Preoccupazione che appare tanto più giustificata per il nostro territorio provinciale e regionale, puntellato com’è di basi Nato. Eccone un elenco:
– Napoli. Comando del Security Force dei Marines. Base di sommergibili Usa. Comando delle Forze Aeree Usa per il Mediterraneo. Porto normalmente impiegato dalle unità civili e militari Usa.
– Aeroporto Napoli Capodichino. Base aerea Usaf.
– Camaldoli. Stazione di telecomunicazioni Usa.
– Ischia. Antenna di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.
– Nisida. Base Us Army.
– Bagnoli. Sede del più grande centro di coordinamento dell’Us Navy di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.
– Agnano (vicinanze ippodromo). Base dell’Us Army.
– Licola. Antenna di telecomunicazioni Usa.
– Lago Patria. Stazione telecomunicazioni Usa.
– Giugliano. Comando Statcom.
Tuttavia il premier rassicura: ”Vorrei tranquillizzare i nostri concittadini: le nostre forze armate ieri hanno fatto un esame approfondito della disponibilita’ di armi e di missili del regime libico, e la loro conclusione certa e’ che non ci sono in questo momento armi in dotazione della Libia che possano raggiungere il territorio italiano”; mentre Massimo D’Alema, presidente del Comitato di vigilanza sui servizi segreti: “Siamo a rischio ritorsioni, precisa, e dobbiamo chiedere che si attivi un dispositivo di protezione della Nato, una rete di sicurezza indispensabile”.
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