Nasce Giocatori Anonimi di Napoli, associazione che intende affrontare la piaga del gioco d’azzardo.
Nella sede di via Cimbri sono in molti a voler condividere le proprie storie di dipendenza dal gioco. Recenti statistiche forniscono dati particolarmente allarmanti: il 99% dei malati di videopoker e giochi vari ammettono il filo diretto che porta all’acquisto e uso di sostanze stupefacenti.
Non vi è età particolare o un profilo preciso del giocatore: si va dalla casalinga all’impiegato, dal giovane studente al pensionato.
Uno dei responsabili spiega: “Abbiamo creato un gruppo di aiuto per spingere chi è affetto da questa dipendenza ad uscire allo scoperto e rivolgersi a noi. Occorre partire innanzitutto dall’autoconsapevolezza o, meglio, dalla convinzione e dall’accettazione che si ha bisogno di essere aiutati. Ma non necessariamente da uno specialista, nella fattispecie uno psicologo o un sociologo, bensì attraverso il confronto ed il dialogo con gli altri”.
Al momento sono in circa cinquanta gli iscritti all’associazione.
Le storie da raccontare sono anticipate da un codice etico preciso e semplice da seguire: “Le norme principali sono: prendere coscienza del problema, frequentare gli altri soci e ascoltare il loro vissuto, ma soprattutto non giudicare mai gli errori degli altri né i propri”.
Come varia risulta l’estrazione sociale del giocatore incallito, così si dimostra essere anche la provenienza: non solo napoletani e campani, bensì persone venute anche dal Molise o dalla Basilicata.
Citando ancora statistiche in merito al disagio di chi vive una condizione di totale dipendenza da slot, gratta e vinci e simili, circa il 90% ricorre ad aiuti tramite amici o parenti. Ovviamente rarissimi sono i casi in cui sia la persona dipendente a prendere l’iniziativa, mentre spesso sono i familiari a tentare di salvare la situazione.
I ragazzi che finiscono in associazione, si parla anche di sedicenni e diciassettenni, sono studenti che arrivano a rubare soldi ai propri genitori per tentare la fortuna e vincere alle slot. Da lì si passa ai negozi griffati per scarpe e vestiti, nel migliore dei casi, o addirittura agli spacciatori, dando inizio ad una seconda dipendenza.
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