La Direzione Investigativa Antimafia, dopo l’ attento lavoro di intelligence del pool inquirente, ha spiccato un decreto di sequestro ai danni dei pregiudicati Gennaro De Angelis, Aladino Saidi e Antonio Di Gabriele, recuperando beni mobili ed immobili per un valore complessivo di oltre cento milioni di euro. L’operazione ha consentito di sottrarre al “clan” dei Casalesi ben diciassette società, due ditte individuali, trentuno fabbricati, quattordici terreni, sedici autovetture e centodiciotto rapporti finanziari: un vero e proprio patrimonio costituito da beni localizzati a Castrocielo, Cassino, Aquino, Frosinone, Formia, Gaeta, Roma e l’Aquila.
De Angelis, stanziatosi nel basso Lazio all’ inizio degli anni settanta, ha rappresentato per lungo tempo un punto di riferimento per i Casalesi, tanto da essere promosso “caporegime” sia nell’ organizzazione capeggiata da Antonio Bardellino, che nel gruppo camorristico di Francesco Schiavone, detto “Sandokan”. Secondo gli inquirenti della D. I. A. l’uomo, avvalendosi della sua lunga esperienza di “caporegime”, avrebbe formato un gruppo criminale indipendente chiamato “deangelisiano“. Il De Angelis, infatti, avrebbe commissionato sistematicamente numerosi reati come estorsioni, truffe, riciclaggio, ricettazione e, soprattutto, importazione da altri Paesi dell’ Unione Europea di autovetture, in regime d’ evasione IVA.
Il “caporegime” partecipò alla vita criminale non solo attraverso l’ identificazione degli esercizi da “addomesticare” alle estorsioni, ma riuscendo a fornire armi di ogni genere ai casalesi durante la storica faida tra il clan di “Sandokan” e i “bardelliniani“. Il De Angelis, per le sue doti imprenditoriali e capacità nell’ intermediazione bancaria, riuscì ad ottenere la nomina di “incaricato diretto” di Schiavone, operando investimenti in Italia e all’ estero dei capitali illecitamente acquisiti dal clan.
Aladino Saidi, organico al sodalizio camorristico deangelisiano, è stato piu’ volte utilizzato dal clan come specialista in frodi all’ Erario. Saidi è attualmente indagato per reati di diversa natura, che vanno dal trasferimento fraudolento di valori all’ associazione per delinquere finalizzata alle truffe. Antonio Di Gabriele, invece, uomo di fiducia del De Angelis, ha fornito servizi al sodalizio non solo come esperto nel trasferimento fraudolento di valori, ma anche come intestatario fittizio di beni. Le imputazioni a suo carico vanno dai reati contro la persona ed il patrimonio alla detenzione illegale di armi da fuoco.