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Categories: CronacaNews

Furto a Palazzo San Giacomo: sostituito un Luca Giordano

In un momento di forte concitazione politica le sale di Palazzo San Giacomo sono state danneggiate da un furto degno dei migliori colpi di Arsenio Lupin. Dalla stanza del sindaco di Napoli, infatti, è stata trafugata una tela del Seicento di Luca Giordano, sostituita da un falso. Il dipinto rubato raffigura la “Beatificazione di San Nicola” ed è un “gioiellino” immortalato in molte immagini istituzionali, facendo bella mostra di sé laddove il sindaco è fotografato nel suo studio al secondo piano.

Rosa Russo Iervolino ha reso dichiarazione dell’ avvenuta sostituzione della tela solo il due marzo, giorno delle dimissioni dei trentuno consiglieri. Pur nel clima di imminente abbandono delle sale alcuni assessori esperti d’ arte concentrarono la loro attezione sul dipinto alla parete notando differenze tali da far pensare ad un falso. Secondo una nota diffusa da Palazzo San Giacomo il furto risalirebbe al tre gennaio, come risulta dalla denuncia presentata alla questura di Napoli. Gli inquirenti dichiarano che  il ladro, per riuscire a mettere a segno l’ elaborato colpo, ha dovuto necessariamente servirsi di una “talpa” interna a Palazzo San Giacomo. Contrariamente a quanto affermato dal Mattino non risultano mancanti i pastori del settecento che, secondo indiscrezioni, non sarebbero mai stati nella stanza del sindaco.

E’ stato sottratto, inoltre, alla segreteria di Palazzo San Giacomo anche il “Paesaggio Bomerano” di Gennaro Villani. La polizia scientifica ha immediatamente eseguito i rilievi utili all’identificazione dell’autore del furto mentre al nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri sono affidate indagini mirate e specifiche.

 

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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