In Campania saranno costruite circa6800 case popolari .
È quanto rende noto il presidente della Regione, Stefano Caldoro, e l’assessore all’Urbanistica Marcello Taglialatela, che precisa: “Gli alloggi saranno costruiti laddove c’è un’effettiva emergenza abitativa”.
I programmi presentati sono 67, undici dai Comuni e i restanti da cooperative e privati, gli alloggi sono precisamente 6806 in tutta la regione, così divisi: 335 ad Avellino, 518 a Benevento, 2059 a Caserta, 1748 a Napoli, 2146 a Salerno.
Alloggi sociali di libero mercato e di libero mercato convenzionato, dal costo di 1500/1700 euro a metro quadrati.
L’assessore Taglialatela ha precisato che l’arrivo di case popolari non comporterà, di fatto, l’aggregazione di conseguenti quartieri popolari. In sintesi: “Non ci saranno più quartieri ghetto. Niente più Scampia, 167 o 219. È un investimento anche in termini di sviluppo perché si mette in moto l’economia”.
Il piano è stato realizzato a tempi record, come sottolinea anche il presidente Caldoro, che esprime particolare soddisfazione per l’operato.
Alla presentazione del progetto, infatti, ha tracciato un sottile paragone tra la “politica del fare”, opera del Pdl, e “ben altre inaugurazioni di cui si vanta qualcun altro”, affermando: “Questi piani sono la testimonianza della nostra politica del fare e indicano l’attenzione della giunta verso i problemi sociali. Si tratta di progetti che fanno comprendere la centralità della linea del fare, che non ha nulla a che vedere con la politica delle inaugurazione, di inaugurazioni di parco o di stazioni della metropolitana volute da altri. Noi vogliamo testimoniare fatti”.
Il riferimento andava dritto, forse, all’ex premier Romano Prodi, che inaugurava entusiasta la linea 6 della metropolitana di Napoli nel 2007.
A quattro anni dall’apertura, infatti, la linea è stata chiusa per lavori di ristrutturazione, ma non è certo passato inosservato il flop del progetto, per una stazione poco frequentata ed efficiente. Le tratte collegate, infatti, erano già raggiungibili seguendo altri percorsi più brevi e i soldi pubblici spesi per l’apertura e la manutenzione non hanno giovato alle casse già particolarmente esigue, né ai cittadini stessi, utilizzatori finali e principali dell’opera.
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