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Crisi al MADRE: gli artisti chiedono la restituzione delle opere

La crisi che ha colpito il museo Madre lo scorso 16 febbraio, quando il Cda della fondazione Donnaregina rassegnò le sue dimissioni a seguito di una nota ricevuta dal Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, nella quale si annunciava con urgenza la necessità di procedere al più presto alle modifiche dello Statuto, si concretizza oggi nell’ effettivo svuotamento del Madre. Su 104 opere in esposizione, infatti , 86 vengono reclamate dai rispettivi autori o proprietari.

Artisti come Tatafiore, Kounellis, Kapoor, Koons, Baselitz, Paolini rivogliono indietro i loro lavori e tanti collezionisti chiedono la restituzione delle opere di loro proprietà. Firme come Pistoletto, Fontana, Merz, Schifano, Lichtenstein, Rauschenberg, Warhol, Johns, svuotano il Madre, anche perchè, secondo Kounellis, gli importanti cambiamenti rischiano di condizionare fortemente e radicalmente la linea espositiva del museo.

Eduardo Cicelyn, direttore del museo, dichiara che, nonostante il consiglio d’ amministrazione della Fondazione Donnaregina si sia di fatto dimesso il 16 febbraio, nessun Cda è stato ancora nominato dalla Regione. La problematica è molto sentita, anche perchè il cda dimissionario ha facoltà di decidere soltanto sull’ ordinaria amministrazione e, ovviamente questo momento è “straordinario”. Le opere sono in comodato d’uso e le spese di smontaggio, imballaggio e trasporto si aggirano intorno ai centomila euro. Cicelyn racconta che il valore assicurativo delle opere è valutato sui 5055 milioni e occorre decidere in fretta cosa fare, nella speranza che il governatore Stefano Caldoro riesca al più presto a nominare un nuovo Cda.

Cicelyn dichiara con amarezza che rimuovere 86 opere su 104 significa di fatto svuotare il Madre e, così facendo, il museo di via Settembrini diverrà tristemente un enorme guscio vuoto. La situazione è critica da oltre due mesi, con il Madre aperto soltanto quattro ore al giorno, i bagni chiusi, la manutenzione e le pulizie assenti, oltre ai dipendenti senza stipendio. Lo svuotamento del museo è solo il culmine di un processo iniziato il sedici febbraio. La domanda di Cicelyn risuona chiaramente tra le stanze semivuote del Madre:  come mai artisti e collezionisti da ogni parte del mondo si trovano d’accordo nel compiere un gesto tanto clamoroso? La risposta arriva dal mondo dell’ arte, che come molti sanno è in realtà un mondo “piccolo” e le voci corrono, tanto da portare a richieste “unanimi” di restituzione delle opere.

La Fondazione Donnaregina, comunque, oltre ad essere solidale con tutti i lavoratori del museo, fa sapere di essere creditrice nei confronti della Regione di oltre 7 milioni di euro per il solo 2009 e a sua volta debitrice nei confronti di Scabec. Nessuna strategia concordata, né provocazione organizzata, questo “diranno”, afferma Cicelyn, aggiungendo che il nostro è un Paese di pagliacci, questa è una città di pagliacci ed è fin troppo chiaro che il Madre sta morendo; la Regione, proprietaria di questo museo, dovrebbe almeno prendere una decisione. Il direttore chiede che qualcuno lo “autorizzi” a fare ciò che per contratto va fatto: restituire le opere in comodato d’uso.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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