Durante una partita tra minorenni, giocata su di un campo di calcio di Secondigliano, un giocatore di appena quattordici è stato accoltellato ad un polmone da un avversario. Tra la giovane vittima e il suo aggressore sarebbe nata una disputa per futili motivi di gioco, terminata drasticamente con il ferimento del quattordicenne.
Il ragazzo, prontamente soccorso e trasportato all’ ospedale San Giovanni Bosco, è stato subito sottoposto ad un intervento chirurgico salvavita. In ospedale sono giunti immediatamente, oltre agli amici ed alla sorella del ferito, anche una pattuglia degli agenti del commissariato di San Carlo all’Arena, che in queste ore sono alla ricerca del giovanissimo accoltellatore. Gli inquirenti, grazie alle dichiarazioni degli amici del ferito, sono riusciti a ricostruire l’ esatta dinamica dei fatti, e, al momento, l’ aggressore risulta ancora irreperibile. La dinamica dell’episodio è al vaglio degli inquirenti, mentre i medici del San Giovanni Bosco non sciolgono la prognosi per il giovane, anche se da alcune indiscrezioni si apprende che attualmente non sarebbe in pericolo di vita.
L’ opinione pubblica partenopea resta attonita dinnanzi all’ ennesimo fatto di sangue ma, soprattutto, è scioccante che ad armarsi di lama sia stata la mano di un giovanissimo. “Rispetto”, una parola che troppe volte viene travisata in ambienti dove il valore della vita umana è sottovalutato, calpestato, in nome di una giustizia che in realtà è semplicemente la “legge del piu’ forte” ad essere utilizzata sempre, ovunque e comunque. Ma “occhio per occhio” non paga piu’ e in città si avverte il peso di simili scelte, anche se a farle è un giovanissimo.
I valori mancano per i giovanissimi: questo trasforma le loro vite in “oro” per gli uomini della Camorra, sempre in agguato, pronti ad offrire in cambio di soldi facili, “lavoretti” poco puliti. Le istituzioni, come la scuola, dovrebbero offrire alternative serie al giovane disorientato ed attratto dal facile buisness camorristico, prima di tutto cercando di sottrarlo a certi ambienti, per formarlo adeguatamente e soprattutto portandolo a ragionare sul significato della parola “violenza“. Un giovane che vive in un ambiente negativo, violento, purtroppo tende ad imitare pur di essere accettato, facendosi “rispettare” nello stesso modo dei “grandi” della sua comunità: con la violenza.
Gli educatori, i professori, le istituzioni, al di là delle associazioni attive sul territorio, che quotidianamente lavorano per aiutare i giovani in difficoltà, dovrebbero essere piu’ presenti nella vita di un “giovane in formazione”, lavorando su di esso, affinchè domani possano esserci meno “giustizieri” senza valori e piu’ uomini capaci di comprendere, rispettare e far rispettare la legge in modo tale da aiutare, una volta divenuti adulti, le future generazioni della comunità. Utopia? si spera di no, lo si spera con tutto il cuore, per la nostra città, per i nostri fratelli, per i nostri figli, ma soprattutto per il buon nome di una “zona” che non merita l’ appellativo di Bronx partenopeo.
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