Il quadro lo si conosceva già, ma che a parlare della situazione rifiuti ci si metta anche la Corte dei Conti, nelle parole del suo presidente della sezione giurisdizionale per la Campania, Fiorenzo Santoro, la cosa pesa ancora di più. Dopo un’accurata analisi sulla gestione di questi anni di emergenza, il quadro che si è delineato non è certo dei più confortanti. Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile campana, Santoro ha parlato della serie di inadempienze e di omissioni, attuate dalle classi dirigenti, causate anche da una serie di molteplici incertezze normative che non hanno consentito una corretta gestione della situazione. A ciò si deve aggiungere, continua Santoro, anche un carente piano programmatico e da ultimo anche l’incapacità di alcune amministrazioni di rendere operativi i fondi stanziati per la realizzazione delle infrastrutture. Santoro ha anche evidenziato un passaggio fondamentale per la risoluzione del problema rifiuti, ovvero la mancata creazione di un progetto di informazione che faccia una corretta comunicazione alle popolazioni interessate. Prima del suo intervento, Santoro è stato preceduto da Filippo Esposito, Procuratore facente funzioni della Corte dei Conti della Campania. “In quindici anni di esperienza emergenziale si è giunti a due risultati concorrenti: l’erogazione di enormi somme di pubblico denaro e l’inutilità di tale spesa”, ha detto il Procuratore Esposito, aggiungendo anche “C’è la precisa percezione che nulla è ancora risolto e che tutto possa ancora ripetersi”. La relazione non ha affrontato soltanto il tema dei rifiuti, ma ha anche toccato temi caldi come la sanità Campana, che sembra aver imboccato la giusta strada per il risanamento.
L’ennesima tegola autorevole che arriva sulle teste dei nostri amministratori, rei di aver mal gestito o, nella peggiore delle ipotesi, non aver voluto gestire in modo corretto sia l’emergenza, sia i fondi messi a disposizione per risolvere il problema, non lascia sperare in un futuro roseo, almeno per la Provincia di Napoli. Mentre le altre realtà campane come Salerno, Benevento ed Avellino, sembrano aver risolto, o comunque stanno attuando una pianificazione votata alla risoluzione, per Napoli (in cui la raccolta differenziata è sempre stata un grande bluff) e la sua Provincia non sembra esserci una volontà risolutrice seria, nonostante esistano alcuni comuni in cui la raccolta differenziata spinta “porta a porta” sembra iniziare a funzionare. In tal senso anche il piano presentato dalla Provincia di Napoli (e contestato dalla Comunità Europea) non sembra offrire buone garanzie: esso prevede una raccolta differenziata che si fermerebbe al 50%, accompagnata dal contemporaneo “lavoro” degli inceneritori, tanto contestati dai comitati civici che nel corso degli anni sono sorti sui vari territori. Questi ultimi, da parte loro, non si sono mai limitati a contestare e basta, ma si sono documentati, hanno studiato il problema ed alla fine hanno proposto risoluzioni concrete, che però, chissà per quale motivo, non vengono mai prese in considerazione.
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