Luisa Pollaro, la trentaseienne mamma della piccola dichiarata affetta dalla gravissima “sindrome del lobo medio”, è stata arrestata dagli inquirenti del pool coordinato dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, con l’ accusa di truffa e falso. Il pool è riuscito a scoprire la truffa che la donna aveva astutamente costruito nel tempo, e come era riuscita per tanto tempo a nascondere la falsa malattia, i documenti e gli attestati per il riconoscimento di invalidità pari al cento per cento che fruttavano dal duemilacinque alla truffatrice l’ indennità di frequenza. Nell’ ambito della stessa inchiesta risultano indagati anche il marito della trentaseienne e un amico di famiglia, infatti, la Procura dichiara che gli indagati hanno nel tempo tratto in inganno un’ampia fascia di persone, e, negli interrogatori dei prossimi giorni, sarà data loro data la possibilità di rispondere alle accuse.
L’ arrestata era riuscita a commuovere decine di persone comuni e personaggi importanti dello sport e delle istituzioni raccontando il calvario della figlia gravemente malata. Privati, associazioni di disabili, personaggi dello spettacolo, calciatori del Napoli avevano donato fondi destinati anche a finanziare un viaggio negli Stati Uniti per sottoporre la bambina a un delicato intervento. La storia commovente, era riuscita a portare parecchi liquidi nelle tasche della truffatrice, ma sono bastate le telecamere de “Le Iene” a insinuare i primi dubbi nella mente degli inquirenti che, grazie alle loro indagini, sono riusciti a ribaltare la situazione.
Il pool investigativo, sempre per il reato di truffa ai danni dello stato, è riuscito ieri ad arrestare altre due donne, Antonietta Russo e Luisa Mosca, rispettivamente 73 e 46 anni. Entrambe percepivano un sussidio per false invalidità di tipo oncologico. Le indagini, che costituiscono uno sviluppo dell’ inchiesta sui finti ciechi a Chiaia, ha evidenziato come le due indagate hanno ricevuto indebitamente sussidi quantificati in novantatrè mila euro per Luisa Mosca e novantotto mila euro per Antonietta Russo.
L’ opinione pubblica partenopea, visti gli ultimi sviluppi delle indagini sui falsi invalidi, si domanda come sia stato possibile arrivare ad accumulare nel tempo una tale quantità di truffe, infatti, le proporzioni complessive dell’ inchiesta, così come ricostruita in questi mesi d’indagine, vede in carcere ben centoventisette persone e il sequestro di beni per un importo totale di di circa due milioni di euro. La Procura in questi mesi è riuscita grazie al minuzioso lavoro degli inquirenti a colpire al cuore l’ organizzazione, riuscendo a fermare non solo i “pesci piccoli”, ma anche a sciogliere alcuni fili della fitta rete di connivenze costituitesi nel tempo ad ogni livello. Gli inquirenti sono decisi a colpire con maggiore rigore gli ideatori del raggiro, cercando con ogni mezzo di stanare chi manovra il sistema collaudato dell’ accettazione delle pratiche per le false invalidità. Non è un lavoro facile per gli inquirenti, ma oggi piu’ che mai sperano di riuscire ad arrivare al nocciolo della “truffa”, riuscendo a fermare le menti dell’ organizzazione e scoprire le identità dei falsi invalidi ancora in circolazione.
Dario AlojaNato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni.
Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo".
E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".