Ieri mattina, verso le undici, il mondo dei lavoratori dei beni culturali si è dato appuntamento davanti Porta Esedra a Pompei, per da vita ad un momento di protesta simbolica, nei confronti dell’attuale gestione dei beni culturali italiani. Archeologi, guide turistiche, lavoratori degli scavi e operatori dei beni culturali, ha dato vita ad un flash mob (flash mobilitation) “stesi a terra”, come metafora del livello in cui versa tutta la cultura italiana, oramai moribonda. La CGIL, l’Associazione Guide Turistiche Campane, l’Associazione Nazionale Archeologi e Legambiente, hanno portato a Pompei la loro singolare protesta come contributo alla più ampia mobilitazione a livello nazionale promossa dalla coalizione “Abbracciamo la cultura”, che racchiude al suo interno le maggiori sigle, sindacali e non, che rappresentano tutti gli operatori dei beni culturali e che si pone come obiettivo quello di responsabilizzare lo Stato italiano, affinché si decida una volta e per tutte ad investire nella risorsa culturale che ha a disposizione e che non ha eguali nel resto del mondo. Da troppi anni infatti, assistiamo alla lenta ma inesorabile distruzione dei nostri siti archeologici, al lento processo di ammuffimento dei nostri musei ed al totale disinteresse da parte degli organi competenti. Si ha quasi l’impressione infatti, che solo in Italia non si sia ancora capito quale potenziale economico potrebbe derivare dallo scommettere sulla cultura, intesa anche come offerta turistica per un turismo di qualità superiore, ma soprattutto sembra che solo in Italia sembra che non si abbia a cuore la crescita culturale dei propri cittadini. Proprio per questo ieri sono scesi in campo quelli che di cultura si occupano da anni, per denunciare il costante taglio di fondi che lo stato attua sistematicamente nei confronti di tutto il comparto culturale, tagli che costituiscono fondamentalmente un attacco nei confronti della dignità lavorativa e professionale di chi opera nel settore.
“A quasi quattro mesi dai devastanti crolli di Pompei che hanno fatto notizia in tutto il mondo”, dichiara il Presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi Tsao Cevoli, “con grave danno anche all’immagine internazionale dell’Italia, constatiamo che ad oggi si è fatto pochissimo, né a Pompei né nel resto d’Italia”. Continua Cevoli “Dopo avere ridotto il belpaese ad una groviera con i tagli di Tremonti, l’unica ricetta che questo governo sembra capace di concepire è quella dell’intervento dei privati, dietro la quale rischia di nascondersi una grande operazione di svendita del patrimonio culturale”. Un analisi rapida, ma efficace e realistica dell’attuale situazione è quella fatta dal Presidente della più grande Associazione di categoria nazionale, che conta migliaia di iscritti in tutta Italia e che da anni lotta per il riconoscimento della figura professionale dell’archeologo che, sembra assurdo, in Italia non c’è ancora. Conclude Cevoli dicendo “”Dopo che il Parlamento ha salvato il Ministro Bondi, ci aspettiamo che il Ministro si renda conto che di questo passo si va verso la catastrofe e si faccia carico di salvare il patrimonio culturale italiano”. Il prossimo passo della protesta è fissato per sabato prossimo 5 marzo a Roma, dove la colazione di Abbracciamo la cultura si riunirà da tutta Italia per stringere in un unico grande abbraccio il Colosseo e chiedere in maniera forte una politica condivisa dei Beni Culturali che ne affermi la priorità nello sviluppo economico e culturale del paese, trasparenza alle procedure di spesa nei Beni Culturali a partire dagli appalti di lavori servizi e forniture, escludendo le gare al massimo ribasso ed esercitando un forte controllo sulla sicurezza degli operatori e rilanciare il ruolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.