Queste ultime, infatti, secondo i dati pervenuti dall’Istituto Superiore di Sanità e divulgati dal Ministero della Salute, rappresentano la prima causa di morte in Italia, che si allinea agli altri Paesi dell’Occidente industrializzato. I responsabili dell’altissimo numero di decessi sono: colesterolo, fumo, ipertensione, diabete, obesità, sedentarietà, smog. Alcuni dei fattori di rischio possono, pertanto, non solo essere tenuti sotto controllo, ma addirittura completamente eliminati adottando comportamenti, abitudini alimentari e stili di vita salutari. Il discorso preventivo evidenzia, dunque, la necessità di intercettare anche la popolazione sana.
Notevole rilevanza, inoltre, è stata data alla promozione dei farmaci equivalenti, la cui validità è stata sottolineata dal dott. Crescenzo Cinquegrana, in rappresentanza della Guacci S.p.A., una delle più note realtà distributive della Campania. Noto anche come farmaco generico, esso contiene lo stesso principio attivo e garantisce la stessa sicurezza ed efficacia terapeutica del prodotto commercializzato sotto un brand, ma comporta una spesa assai inferiore e totalmente rimborsabile, aspetto non secondario per il cittadino e, contestualmente, per il Servizio Sanitario Nazionale.
L’intervistato Flavio Bifolchi, della Teva Italia S.r.l., ha fornito molti chiarimenti in merito, illustrando l’atteggiamento ancora troppo restio della Regione Campania nei confronti di questi prodotti, che fanno registrare un enorme divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud, con punte più elevate in Emilia e nella Provincia Autonoma di Trento, mentre tra le regioni meno virtuose sono da annoverare la Calabria e la Campania. “Lo scorso anno, i residenti nella Regione Campania –ha spiegato il menager di Teva Italia- hanno speso di tasca propria oltre 30 milioni di euro per coprire la differenza di prezzo tra il farmaco generico, rimborsato dal sistema sanitario al prezzo di riferimento, ed il corrispondente farmaco brandizzato (identificato da un marchio). Come se non bastasse, gli stessi contribuenti pagheranno a marzo 2011 una ministangata Irpef, “colpevoli” di aver sfondato i conti della sanità nel 2009 (e nei costi della sanità rientra anche la spesa dei farmaci). Circa 57 euro in più per cittadino. La stangata è la conseguenza delle norme varate nella finanziaria 2010 (in cui viene recepito il Patto per la Salute del novembre del 2009) che mettono in atto il principio del “Chi rompe paga. ”
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