Il processo per l’ omicidio di Roberto Landi, titolare di un laboratorio di analisi ed ex assessore comunale di Villaricca, assassinato nel duemilanove per aver tentato di reclamare la restituzione di alcuni prestiti, si è concluso con tre condanne, di cui due all’ergastolo e una a ventisei anni di reclusione. La IV corte d’assise, presieduta da Carlo Spagna, ha inflitto l’ergastolo a Vincenzo Di Domenico e a Ciro Pianese, mediatori immobiliari a cui Landi aveva incautamente anticipato la somma di trecentomila euro per l’acquisto di una palazzina, mentre per Giuseppe Toto, la condanna è stata a ventisei anni di reclusione. Rosario Solmonte, il quarto omicida, che ha collaborato con i magistrati scegliendo per il processo il rito abbreviato, è già stato condannato a sedici anni.
L’accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, aggravata dall’ aver agito per “agevolare” il clan dei Pianese, secondo le ricostruzioni, Landi fu attirato in trappola e massacrato perchè Ciro Pianese non intendeva restituirgli i trecentomila euro versati come caparra, e, non essendo in grado di poter provvedere alla consegna dell’ immobile, aveva deciso di optare per una soluzione tragicamente “definitiva”.
Landi, attirato in un appartamento con un pretesto, fu ucciso con una pistola che si inceppò tre volte prima del colpo mortale. Solmonte racconta agli inquirenti il progetto iniziale che prevedeva l’ uccisione dell’ ex assessore adirittura a bastonate. Dopo l’ omicidio, il corpo fu avvolto in un telo di plastica e portato in un appartamento attiguo, dove rimase fino alla notte. I quattro assassini allora lo caricarono su un’auto, che però andò in panne; il cadavere fu trasferito su di una seconda vettura che li condusse a Varcaturo dove gli assassini decisero di seppellirlo. Il tentativo fallì a causa della forte presenza d’ acqua nella buca, gli uomini allora decisero di scavare nuovamente a pochi chilometri di distanza. Nonostante i tentativi di occultare il cadavere dell’ ex assessore, il suo corpo è stato ritrovato dai carabinieri nella stessa posizione dove fu deposto dai suoi aguzzini.
Dario AlojaNato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni.
Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo".
E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".