Ponticelli: nasce la prima casa per Rom

rom

A Ponticelli il primo complesso residenziale per i Rom.

Realizzata con i fondi del Ministero dell’interno, 10.400.000 euro, la struttura sarà intitolata ai piccoli Raul, Fernando, Sabatino e Patrizia, morti nel rogo di Roma, qualche settimana fa.

Il grande complesso residenziale ospiterà i tanti immigrati che affollano gli accampamenti abusivi, e sarà locato presso l’ex Amnil, in via delle Industrie a Ponticelli.

A dare il via ai lavori, che dureranno, in totale, 18 mesi, il sindaco, Rosa Russo Iervolino, il prefetto, Andrea De Martino, e l’assessore Giulio Riccio.

Proprio la Iervolino ha ricordato che “siamo la prima città che si appresta a fornire alloggi sicuri ai cittadini comunitari, faremo di tutto per scongiurare tragedie quali quella accaduta a Roma”.

campo rom

Lo scorso 6 febbraio, infatti, un rogo divampato presso il campo rom abusivo di via Appia Nuova, nella Capitale, provocò la morte di 4 bambini, i genitori si salvarono solo perché erano in un fast food, per comprare del cibo.

Il tragico episodio ha dato vita a numerose polemiche circa l’emergenza rom e i ritardi con cui le città italiane si apprestano a fornire adeguate sistemazioni.

Lo stabile di Ponticelli è solo uno dei tre complessi costruiti per gli immigrati: a marzo inizieranno i lavori di altri insediamenti abitativi, ad Afragola e Casoria.

A Ponticelli, gli edifici usufruiranno di pannelli fotovoltaici, di cui una parte servirà a coprire l’energia elettrica degli alloggi, e l’altra sarà venduta all’Enel.

L’assessore Giulio Riccio aggiunge che a Soccavo, presso l’ex scuola Grazia Deledda, sarà costruito un complesso simile, seppure di minori dimensioni: qui sono già ospitati nuclei familiari rom.

Il campo di Cupa Perillo a Scampia, invece, è prossimo all’esproprio.

Il prefetto Antonio De Martino ha concluso affermando: “Tutto questo lavoro sottolinea l’accelerazione data grazie all’impegno dei soggetti attuatori e per togliere da situazioni di svantaggio ed emarginazione decine di famiglie di nomadi”.

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