Il Clan D’ Alessandro, dopo circa quattro mesi dall’ omicidio Tommasino, incurante dello choc che il tragico evento aveva provocato nell’ opione pubblica di tutta Italia, premeva da tempo sul Comune di Palazzo Farnese per un affare molto ghiotto: la sosta abusiva. L’amministrazione comunale, dopo la chiusura dell’ area demaniale utilizzata come parcheggio non autorizzato dalla malavita organizzata, aveva infatti spinto Salvatore Belviso, oggi imputato per l’omicidio Tommasino, a cercare con ogni mezzo di ottenere la riapertura dello spazio chiamato “colonia dei ferrovieri“.
Belviso decise allora di inviare alcuni suoi uomini di fiducia per contattare tre consiglieri comunali allo scopo di sbloccare la situazione e individuare anche il funzionario che aveva materialmente dato il via all’operazione di chiusura della “colonia dei ferrovieri”. Qualche giorno più tardi, uno dei consiglieri contattati assicurò a Belviso che lo spazio sarebbe stato riaperto mentre un altro si informò della situazione presso l’ ex sindaco Salvatore Vozza. Il Vozza fu intercettato e confermò in Procura il contenuto di una telefonata nella quale spiegava di non essere stato preventivamente avvisato dagli uffici comunali della chiusura dell’area.
Il Commissariato di Castellammare diretto dal vice questore Andrea Curtale e coordinata dai pm Pierpaolo Filippelli e Claudio Siragusa con il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo attivarono una serie di intercettazioni per far luce sull’omicidio Tommasino, che registrarono l’attività del clan e dei suoi emissari, che nel giugno del duemilanove avevano inoltre scatenato un’ offensiva per ottenere il pieno controllo sull’ affare “sosta”. L’ inchiesta, ha portato in breve tempo, grazie soprattutto al lavoro di intelligence degli inquirenti, al fermo di dodici persone. L’ex sindaco ha anche ricordato di essere stato avvicinato proprio quel giorno da un giovane in moto che gli avrebbe chiesto la motivazione della chiusura al traffico della “colonia dei ferrovieri”.
Michele Spera, pentito dell’ inchiesta, racconta che l’ offensiva dei D’Alessandro per controllare la sosta abusiva ha conosciuto la sua fase più cruenta nel mese di giugno del duemilanove, con l’omicidio del parcheggiatore Antonio Scotognella, oltre all’intenzione di prendere il “controllo” di tutti i parcheggi. Scotognella fu ucciso perchè lavorava come posteggiatore in un’area di Pozzano che Belviso considerava facente parte della “colonia dei ferrovieri”. Vincenzo Polito, anch’egli pentito, conferma la volontà di Belviso di acquisire il controllo di tutti i parcheggi di Pozzano, comprese le zone antistanti i lidi di Castellammare di Stabia. Polito dichiara inoltre che Belviso avesse in mente un’ unica mossa per impadronirsi del controllo “parcheggi”: mandare via tutti i parcheggiatori dalle zone “hot” di Castellammare con le buone o con le cattive maniere.
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