Un mazzo di mimose ed uno di rose bianche sul punto in cui F. V. è volato giù dal ponte domenica, 13 febbraio, intorno alle 17. E Facebook, intanto, fa da rete al dolore: mentre gli amici del giovane cambiano le immagini dei propri profili sostituendole con foto del ragazzo scomparso, si moltiplicano di ora in ora i gruppi e le communities che testimoniano la volontà di mantenerne vivo il ricordo, così come anche l’incapacità di comprendere le motivazioni del suo gesto. L’ipotesi del suicidio, infatti, emersa dalla ricostruzione dei testimoni oculari, sembra essere al momento quella più verosimile; saranno poi i risultati dell’autopsia, eseguita in giornata al II Policlinico, a fornire i chiarimenti necessari per decifrare l’esatta dinamica dell’accaduto ed eventuali retroscena.
Quel che è certo è che F. viaggiava in auto con i genitori quando, poco prima di raggiungere l’abitazione familiare, in via Emilio Scaglione, ha chiesto al padre di accostare, accusando un malore.
Secondo le testimonianze raccolte, una volta sceso dall’auto, avrebbe poi scavalcato la balaustra del ponte che sovrappassa il vallone San Rocco, lungo la via omonima a Capodimonte, per precipitare in un punto asciutto dell’alveo torrentizio sottostante, di fianco alle gradonate di cemento per il convogliamento delle acque. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco con due automezzi ed un elisoccorso. Ma le loro operazioni, svoltesi in non meno di tre ore, data la notevole difficoltà di raggiungere il fondovalle attraverso la fitta vegetazione boschiva, sono valse solo a recuperare il corpo senza vita di F., giovane barista, morto dopo appena tre giorni dal suo diciottesimo compleanno.
Allo sconcerto di chi, rammentando la sua vitalità e i sorrisi che non risparmiava, proprio non riesce a capire, si accompagna la denuncia di una comunità nuovamente ferita e indignata con le autorità pubbliche per lo stato di degrado urbano e abbandono in cui versa la strada e il ponte stesso. Probabilmente, inferriate alte come quelle del Ponte della Sanità non basterebbero a dissuadere potenziali suicidi, ma la preoccupazione per gli incidenti occorsi frequentemente e per la scarsa sicurezza garantita dal basso e fragile parapetto è crescente. Dal lato diametralmente opposto al punto in cui F. è volato giù, infatti, una recinzione di picchetti a sostegno di una rete in plastica arancione protegge, in maniera assolutamente inefficace, i passanti dal rischio di cadere nel vuoto: l’anno scorso, a causa di un incidente automobilistico, la balaustra è stata sventrata e da allora non si è ancora provveduto a ripristinare i pilastrini di calcestruzzo. Padre Michele, titolare della contigua parrocchia di San Rocco, si è fatto più volte portavoce di accorati appelli lanciati all’attenzione dell’assessorato alla viabilità per sollecitare interventi utili a ridurre la pericolosità di quel tratto di strada ma, alle voci -rifacimento del manto stradale, -dissuasori di velocità,-riparazione/innalzamento della balaustra del ponte, ancora oggi bisogna registrare: assente.
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