La dirigente scolastica dell’ istituto paritario Sacro Cuore di via Bernardo Cavallino, struttura gestita dalle Suore Betlemite, ha negato ad un ragazzino autistico che aveva frequentato nella struttura per i primi due anni nella scuola media, l’ autorizzazione all’ iscrizione per l’ anno successivo.
Suor Grazia Di Domenico, responsabile dell’istituto, risponde alla domanda d’ iscrizione con una semplice quanto emblematica risposta: “La domanda presentata non è accolta”. I genitori del disabile, costretti dalla fredda sentenza ad allontanare il ragazzo dalla scuola, decidono di chiamare la polizia per sporgere denuncia per evidente discriminazione.
Il padre dichiara con amarezza che non c’è posto al Sacro Cuore per il giovane disabile al quale andrebbe garantito il sostegno perchè la scuola non è solo un istituto religioso ma paritario. Il Sacro Cuore, infatti, deve adeguarsi agli standard di tutti gli altri Istituti pubblici seguendone le regole istituzionali, dai contratti degli insegnanti ai diritti per gli studenti, compresa l’ iscrizione di un alunno disabile alla classe successiva. Il genitore precisa che non possono essere esercitate dai dirigenti discriminazioni sugli studenti disabili a causa di problematiche interne all’ Istituto. La struttura “paritaria ” deve di fatto accettare indistintamente gli alunni e garantire loro il diritto all’ istruzione, e, se disabili, offrire il sostegno di cui hanno bisogno.
La denuncia sporta al commissariato Arenella parla chiaro: ” la responsabile afferma che non intende iscrivere il ragazzo per motivi economici perchè la scuola non potendo garantire la paga alle insegnanti di sostegno, preferisce non iscrivere piu’ ragazzi disabili”. La preside, stando ai racconti della famiglia, avrebbe tentato di convincerli a pagare lo stipendo dovuto all’ insegnante di sostegno, pari all’ importo mensile di millecinquecento euro.
La scuola nasce come diritto all’ istruzione di tutti i cittadini e non può, in nessun caso, arrogarsi il diritto di decidere chi è idoneo o meno ad apprendere. La famiglia di un disabile ha il diritto di essere assistita e sostenuta nel difficile compito dell’ insegnamento non solo dagli educatori e dai professori, ma anche dallo Stato. Gli aiuti economici, medici, sociali e all’ istruzione devono essere offerti in ogni fase della crescita di un giovane disabile, affinchè possa divenire un cittadino, per quanto possibile, integrato nella società.
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